Alfredo Testi della programmazione territoriale e settoriale secondo scl1emi burocratici e centralizzatori, tali da escludere del tutto gli En~i locali elettivi dal processo di elaborazione e di attuazione delle decisioni. Il che si è tradotto anche in un atteggiamento chiuso e restrittivo delle autorità tutorie, che ha impedito un sufficiente e costante afflusso di risorse finanziarie verso gli studi intorno allo sviluppo economico regionale. Oggi, però, non sembra assolutamente pit1 opportuno muoversi su di una linea che ha trovato la sua n1assima espressione nei con1itati regionali istituiti nel 1959 dal Ministro Colombo, allo scopo di un'organica formulazione di piani di sviluppo economico regionale. In quei comitati la formula organizzativa prescelta fu quella della costituzione di organismi insediati presso le Camere di Commercio dei capoluoghi della Regione e dei quali facessero parte « gli esponenti del mondo produttivo e i dirigenti responsabili degli organismi periferici delle Amministrazioni statali». Ignorata quasi del tutto, e ovunque ridotta a un ruolo secondario, fu la presenza degli Enti locali elettivi. Mentre sul piano tecnico la sorte dei « Comitati-Colombo » è stata, quasi ovunque, quella della inattività e del completo fallimento, dal punto di vista politico la linea prescelta dal Ministero dell'Industria ha avuto l'effetto di scoraggiare l'azione degli Enti locali, di favorire la tendenza delle autorità tutorie a restringere le spese degli Enti locali relative allo sviluppo economico, di rafforzare le oligarchie padronali che ai livelli locali dominano le Camere di Commercio, di rendere ancora più difficile qualsiasi collaborazione fra Enti locali e forze del lavoro, da un lato, fra organi statali e mondo imprenditoriale dall'altro. L'insegnamento che si può trarre da tali esperienze consiste nella convinzione che problemi di tale natura e rilevanza non possono essere risolti con criteri di mero decentramento burocratico - clie 110n sia anche decentramento delle scelte economiche e sviluppo delle autonomie locali - e senza lo svilupparsi di una più articolata dialettica fra potere centrale e p~tere locale che, pur nel rispetto delle diverse funzioni, tenda ad affermare il momento dell'unitarietà ?ul momento della distinzione e del possibile contrasto. Per cui oggi, di f~onte alla situazione descritta in precedenza, e al profilarsi di nuovi pericoli su questo terreno, ci sembra che la reazione debba essere pronta e che possa concretizzarsi secondo alcune precise linee d'azione. Risulta, anzitutto, necessario sollevare il problema a livello politico, in forme e con iniziative tali da indurre i vari gruppi a partecipare ad un ampio dibattito che serva a svolgere più ampiamente i temi qui proposti ed a verificare la possibilità che si determini uno schieramento - il più ampio pos.sibile - disposto a portare speditamente avanti la battaglia a favore delle autonomie locali; all'uopo, ci pare, l'iniziativa spetta in primo luogo ai tecnici. Quanto mai opportuna risulta poi la costituzione immediata dei Comitati Regionali per la Programmazione Economica, anche se, non essendo state ancora formate tutte le giunte, alcuni degli Enti locali elettivi dovranno 56 BibliotecaGino Biar:ico
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