Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Giornale a più voct con cui il Radice Fossati ha enunciato l'opportunità che le Camere di Commercio prendano in mano le redini della situazione, approfittando del momentaneo vuoto nel campo dei loro interlocutori. Senonché, non solo - com'era prevedibi]e - l'episodio non è rimasto isolato, ma si è andato inquadrando jn un più vasto disegno, cui non sembrano estranee talune forze politiche della stessa maggioranza governativa. In occasione dell'Assen1blea degli Amministratori delle Camere di Commercio, svoltasi a Roma il 19 dicembre 1964, alla voce del Radice Fossati, che ha illustrato concetti perfettamente analoghi a quelli espressi a Brindisi, l1a fatto eco la voce del senatore Medici, il quale ha, ci pare, imprudentemente avallato con la sua autorità di Ministro dell'Industria le parole del relatore: affermando che le Camere di Commercio dovranno essere l' « indispensabile piattaforma» della programmazione regionale; e invitandole a prendere « utili iniziative» in questo campo, nonché ad assicurare il coordinamento fra le varie attività economiche, « come espressioni superiori dell'intera economia locale». Di fronte all'incontro di esponenti del potere economico e rappresentanti del potere politico su tesi tanto pericolose relative all'attività di programmazione che, in questo momento, attraversa la delicata fase della strumentazione e del rodaggio, ci sembra opportuno cl1e gli ambienti responsabili e comunque impegnati - a tutti i livelli - in tale attività seguano con la dovuta attenzione l'evolversi della situazione, ed assumano un atteggiame11to comune da opporre a chi - approfittando anche delle attuali carenze - cerca di precostituirsi e di consolidare posizioni di predominio. Tanto più che le e.e.I.A. hanno già notevolmente impegnato la loro attività secondo gli indirizzi tracciati, costituendo organi ad hoc, promuovendo studi di base, curando pubblicazioni, procurandosi insomma una serie di strumenti tecnicoorganizzativi che le pongono in una posizione di preminenza assoluta rispetto a quelli che dovranno essere i loro interlocutori a livello locale. E d'altra parte, se è vero che le e.e.I.A. sono delle associazioni di categoria investite di pubbliche funzioni e legate da un vincolo gerarchico al Ministero dell'Industria, in modo da configurarsi come organi decentrati dell'Amministrazione dello Stato (persone-organo), è anche vero che esse, associandosi nelle Unioni regionali o interregionali, cui non è demandata alcuna funzione pubblica, esaltano il momento privatistico di rappresentanza degli interessi di categoria loro propri, fino ad assumere le caratteristiche di veri e propri gruppi di pressione. A questi organismi non è dunque pensabile che possano venire attribuiti compiti tanto delicati in materia di pubblico interesse, quale la predisposizione dei programmi di sviluppo regionale. Solo gli Enti locali elettivi, al contrario, possono essere i legittimi portatori delle istanze politiche, e quindi l'espressione democratica, delle collettività interessate: ad essi spetta il ruolo di· naturali interlocutori del Governo sui temi dello sviluppo economico locale. E tuttavia, ogni qualvolta essi hanno voluto assumere iniziative su questo terreno, si sono duramente scontrati con un indirizzo di politica economica tendente a impostare i problemi 55 Bjblioteca Gino ■ 1anco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==