Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Alfredo Testi di funzionamento come organi tecnico-operativi. A queste, altre preoccupazioni, peraltro, si aggiungono allorché si considera che - proprio su questo punto - si impernia una vasta manovra in atto da parte delle Camere di Commercio, le quali, attraverso la sostanziale esautorazione dei Comitati, si propongono di diventare l'effettivo ed esclusivo centro motore dell'elaborazione dei piani regionali. Già da qualche tempo diversi elementi inducevano a ritenere che le Camere di Commercio avessero mire di tale misura. A darne una esplicita conferma, ha provveduto il convegno dell'Unione Interregionale delle Camere di Commercio di Puglia e Lucania, svoltosi a Brindisi il 24 ottobre 1964 sul tema: « Sviluppo e Industrializzazione in Puglia e Lucania». Dal tono generale e dal ritmo frettoloso imposto ai lavori, dalla genericità dei temi trattati nelle relazioni, dallo spazio veramente angusto riservato alla discussione, si ricava nettamente l'impressione che il convegno sia stato organizzato unicamente allo scopo di porgere l'occasione ad uno dei relatori - l'ing. Radice Fossati - di es·porre ufficialmente l'indirizzo delle Camere di Commercio in ordine ai problemi dello sviluppo economico regionale. Il presidente dell'Unione Italiana delle Camere di Commercio, infatti, dopo una breve dissertazione sulla natura e gli obiettivi da assegnare - a suo giudizio - alla programmazione nazi~nale, passava rapidamente ad illustrare i meriti derivanti alle « Camere » dal contributo dato, attraverso le loro pubblicazioni, alla conoscenza delle situazioni e dei particolari problemi economici delle diverse provincie. E di qui traeva lo spunto per enunciare, senza soverchie reticenze, il « piano di azione» che la vasta organizzazione da lui rappresentata dovrebbe oggi proporsi: nell'ambito dei Comitati regionali per la Programmazione, organi troppo appesantiti per numero di membri ed eterogeneità di composizione, i Presidenti delle Camere di Co1nmercio locali saranno gli unici a disporre di strutture già esistenti e funzionanti; non avranno, quindi, difficoltà ad assumere ruoli di leadership in seno ai Comitati senza che gli altri membri abbiano la possibilità di opporre valide alternative sul piano tecnicooperativo. In particolare, le Unioni Regionali Camerali, meglio organizzate e potenziate nella loro struttura, dovranno essere l'effettivo centro di predisposizione degli studi e di elaborazione dei rispettivi programmi regionali. Non c'è bisogno di alcuna norma, aggiUilgeva pressoché testualmente il Presidente dell'« Unioncamere », che stabilisca chi in concreto farà i programmi di sviluppo regionale: li farà - chiaramente - chi sarà in grado di farlo, cioè chi darà prova di maggiore capacità sul piano tecnico. Il relatore chiudeva il suo discorso, dopo avere illustrato taluni singolari concetti circ·a l'esigenza che la programmazione abbia come sua componente un ridimensio·namento delle attività dello Stato. Con queste conclusioni, il convegno veniva anche frettolosamente chiuso, nella stessa giornata d'apertura. Ora, a parte alcune osservazioni sul!a sensazione di incapacità. relativamente ad un'efficace approccio ai problemi concreti, destata dallo svolgimento del convegno, ciò che più ci preme di rilevare è il linguaggio spregiudicato 54 BibliotecaGino Bianco

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