Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

, . Augusto Graziani petrolchimica, alle industrie meccaniche, ai trasporti terrestri, marittimi e aerei. Se vi è dunque una economia strutturata :in modo da consentire una azione pub-blica simultanea in tutti o quasi i settori produttivi, questa è proprio l'economia italiana. A titolo di politica antirecessiva, sarebbe stato lecito, quindi, attendersi un piano di investimenti industriali intrapres? dal settore pubblico, che avrebbe agevolmente portato con sé la ripresa anche nel settore privato, specie se accompagnato da agevolazioni creditizie. Se ci volgiamo invece ad esaminare gli orientamenti di governo, troviamo una situazione del tutto contraria. L'industria pubblica, o a partecipazione pubblica, che avrebbe dovuto essere la protagonista della ripresa, si è limitata a prese di posizione assai timide. Il Ministro delle partecipazioni statali, on. Bo, ha parlato di un programma aggiuntivo di 160 miliardi; il presidente dell'IRI, in un'intervista concessa ad un quotidiano milanese, ha specificato che le industrie del gruppo si trovano di fronte alle medesime difficoltà registrate dalle imprese private, intendendo con questo che la ripresa si attende da eventi esterni e non da un programma coordinato con gli altri settori dell'impresa pubblica. Protagonista delle discussioni è stata invece l'industria edilizia, cl1e a quanto pare riceverà le provvidenze maggio,ri, mentre gli altri settori, stan-do alle più recenti informazioni, riceveranno solo provvidenze indirette, sotto forma di fiscalizzazione degli oneri sociali e agevolazioni creditizie. Se gli orientamenti attuali dovessero prevalere in via definitiva, e la politica antirecessiva dovesse davvero limitarsi a qualche agevolazione fiscale per le imprese e ad un flusso di investimenti nell'edilizia, non si potrebbe non manifestare qualche riserva sulla sua capacità di conseguire risultati tangibili. Sulla scarsa efficacia degli sgravi fis~ali abbiamo già espresso qualche considerazione in precedenza; gli investimenti nell'edilizia, anche se costituiscono un intervento più concreto, non rappresentano certo la soluzione ideale. L'attenzione dedicata al settore dell'edilizia può essere giustificata sotto diversi profili. Si tratta di un setto,re che non può contare su un mercato di esportazione cui fare ricorso quando il mercato interno viene meno, e che di conseguenza -ha risentito della crisi forse più di ogni altro. Si tratta per di più di un settore che, nelle regioni settentrionali, ha assorbito vaste schiere di lavoratori immigrati da altre regioni, lavoratori che, non essendo incardinati se non precariamente nel tessuto sociale ed economico della regione, risentono ancora più duramente degli altri le conseguenze della disoccupazione. Da questo punto di vista, un intervento nel settore dell'edilizia potrebbe essere di rigore; ma da questo, a imperniare sull'edilizia l'intera politica antirecessiva, corre parecchio. Se trascuriamo per un istante gli aspetti umanitari del problema e ci chiediamo quali siano gli stimoli concreti che l'edilizia potrà imprimere agli altri settori, ci accorgiamo che, a conti fatti, si tratta di ripercussioni piuttosto circoscritte. Il grosso delle spese per l'edilizia si converte in salari e quindi in domanda di prodotti finiti, presumibilmente nel settore degli alimentari e di altri ben.i di consumo 48 Biblioteca Gino Bianco

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