Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Note della Redazione plicemente nazionalistici, grettamente nazionalistici; 11zagli argomenti « antimeridionali » sono inconfutabilmente razzistici, tan_to è vero che se ne avverte l'eco non solo in certe polemiche degli svizzeri e dei tedeschi contro l'immigrazione dall'Italia meridionale, ma anche in polemiche che sono state attizzate da ambienti italiani, in città italiane, a Torino, per esempio, nei confronti dei siciliani e dei calabresi che sono analfabeti, che sono « sporchi » e che adoperano spesso i « coltelli » per amministrare una loro giustizia. Tutto questo è anche vero, o, 1neglio, è una parte della verità; ma solo una parte. Perché è anche vero che i « cafoni » 1'neridionali harino riempito, in Italia e nei paesi europei di piena occupazione, la Svizzera in primo luogo, i vuoti crescenti che si sono manifestati sul 1nercato delle forze di lavoro: li hanno rie1npiti, questi vuoti, come potevan,o: forse peggio di come avrebbero potuto riempirli operai lombardi e piemontesi, se ve ne fossero stati ancora disposti o costretti ad eniigrare; forse 1'neglio di come avrebbero potuto riempirli gli algerini cui ha fatto ricorso la Francia e gli stessi turchi cui ora fanno ricorso la Germania e il Belgio. Quanto al fatto che calabresi, siciliani e pugliesi, recatisi in Svizzera e altrove come manovali, erano·, e sono, analfabeti o se1nianalfabeti, « sporchi » e anche « rumorosi », non saremo noi a contestarlo. Così come non contesteremo il fatto che essi ritenevano, e ritengono, che certi conti si regolano con il coltello: a questo proposito rileveremo soltanto che sono stati gli avvocati, non analfabeti e non « sporchi », dei paesi calabresi, siciliani e pugliesi, che hanno sempre trovato il modo di giustificare, in nonie di una certa concezione, «sacra», della famiglia, l'uso del coltello e il sentimento della vendetta. Ma altri non potrà, allora, contestare che questi emigranti che vengono nell'Europa dell'opulenza dalla periferia n1editerranea dell'Europa erano, e sono, uomini « di fatica». C'è un argomento, infatti, che - tra gli argonienti cui fanno ricorso i razzisti della Mitteleuropa per documentare i danni derivanti dall'immigrazione meridionale - figurava una volta e ora non si sente ripetere più: quello della 1nitica pigrizia meridionale. I nostri cafoni hanno almeno dimostrato quanto fosse artificiosamente montato questo mito. E proprio per la Svizzera si deve riconoscere che l'economia confederale ha potuto progredire ad un ritmo da « miracolo » perché, grq,zie agli uomini « di fatica » che sono venuti dal nostro Mezzogiorno, i contadini dell'Oberland e gli operai di Zurigo o di Winterthur, di Lugano e di Coira, hanno potuto disertare le attività dei « colletti blu» ed essere rapidamente promossi, quasi tutti nel giro di u11agenerazione, alla categoria dei « colletti bianchi ». Va dato atto, comttnque, al ministro dell' econo1nia, il dott. Schaffner, di aver detto tutto questo, quando, al Consiglio degli Stati ( il Senato della Coni ederazione), si è discusso sugli accordi per gli immigrati italiani. Si sapeva, anzi, che il ministro dell'economia è un « tiepido » sostenitore della ratifica di tali accordi; ma, a quanto ha riferito il corrispondente del « Corriere della Sera », è stato il suo discorso ad indurre il .Senato svizzero ad approvare l'accordo (che ora deve essere discusso 111,tovanzenteal Consiglio nazionale, la Camera bassa de[la Confederazione) e ad approvarlo all'unanimità. Pari42 BibliotecaGino Bianco

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