Note della Redazione è in contraddizione con il piano presentato da Pieraccini. A noi senzbra che il piano Pieraccini sarebbe stato in contraddizione con sé stesso, qualora non fosse stato anticipato dal rilancio della Cassa, dalla niessa a purLto, cioè, del principale stru1nento cui la programmazione può ricorrere per far valere il suo contenuto 1neridionalistico. Il quale, nella lettera del docit111ento presen,- tato da Pieraccini, è forse meno evidente di quanto sarebbe stato auspicabile (è rimasto un residuo di quel curioso discorso sugli squilibri regionali che falsava il documento di Giolitti, svuotandolo appunto di contenuto 111eridionalistico nella misura in cui la questione nieridionale diventava uno, e sia pure il più grave, dei tanti squilibri di ordùie territoriale che sono stati determinati nelle regioni del Centro-Nord proprio dallo sviluppo e che lo sviluppo deve determinare fatalnzente anche nel Nlezzogiorno se veraniente le distanze fra le due I talie saranno attenuate grazie alla politica di piano); 1na diventa concreto ed evidente grazie al fallo che il rilancio della Cassa è stato tempestivamente predisposto. Allo stato attuale delle cose, ci sembra, quindi, che, 111-entrela progranimazione segue il suo iter ( che ci augurianio brevissimo e non intralciato dagli espedienti cui cercheranno di fare ricorso i « moderati »), sia urgente portare a buon fine tutte le operazioni che ancora restano da fare allo scopo di perfezionare il rilancio della Cassa: anzitutto l'approvazione della nuova legge da parte del Parlamento. La Svizzera inospitale La Svizzera ha rappresentato, per certe correnti di pensiero della deniocrazia italiana, e in particolare per i deniocratici lonibardi, un'idealizzazione, una sublùnazione addirittura, della detnocrazia liberale: da Carlo Cattaneo in poi. Ma oggi senibra che gli svizzeri, salvo lodevoli e magari significative eccezioni, vogliano dùnostrare di non, essere affatto democratici; e soprattutto di non essere affatto liberali. Ciò avviene a prozJosito degli accordi relativi alla nianodopera italiana che gli imprenditori svizzeri hanno reclutato e continuano a reclutare. Per ùnpedire la ratifica in sede parlanzentare di questi accordi si è fatto ricorso, in/atei, da parte di autorevoli parla1nentari della Confederazione, ad argomenti che sono molto simili a quelli che costituiscono l'armamentario poleniico dei razzisti tirolesi; e che comunque sono indegni della tradizione democratica e liberale di cui gli svizzeri dicono di essere orgogliosi e che, anzi, considerano il blasone della loro Confederazione. E non tanto perché si tratta di argonienti « antitaliani »; nia in quanto si tratta di argomenti « antimeridionali »: la carica razzistica è, infatti, molto più forte nei secondi di quanto non lo sia nei primi; ed i primi diventano razzistici quando sottintendono i secondi. In altri termini, gli argomenti « antitaliani » sono, o possono essere, seni41 Bib.liotecaGino Bianco
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