Note della Redazione Schelda (si ricordi pure che nell'ottobre del 1964 una niodernissi111a fabbrica della stessa Ford, capace di sfornare 600 autoniobili al giorno, è stata inaugurata a Genk sul canale Albert nel Limburgo belga). Sarebbe interessante, dicevamo, una inchiesta per accertare co1ne tutte queste fabbriche localizzate in distretti di antica industrializzazione e di piena occupazione (la pen,uria di manodopera è da ann,i se,npre più acuta nel Belgio e in Renania) abbiano risolto o stiano per risolvere il problema della forza di lavoro che pure è necessario mobilitare per sfornare tutte queste auto1nobili. Ne risulterebbe, forse, da un'inchiesta del genere, che la soluzione cui si è pens,ato di ricorrere, o cui prima o poi si dovrà fare ricorso, è quella solita dell'immigrazione italiana? O che, qualora così non fosse, queste fabbriche hanno fatto ricorso o stanno per fare ricorso ad operai che sono occupati in altre f abbriche, belghe o tedesche, e richia,nati dai nuovi posti di lavoro che gli a1nericani stanno creando perché a questi nuovi posti di lavoro corrispondon,o più alti salari? E quindi che le nuove possibilità di occupazione in Belgio ed in Renania si risolvono in u,na spinta infiazionistica e in un aggravamento della penuria locale di manodopera, onde, sia pure indirettamente, la necessità di fare appello a manodopera immigrata se si vogliono e se si devo110 riempire i vuoti determinati nelle fabbriche belghe e renane dai trasferimenti di operai alle fabbriche americane? E se così fosse, non sarebbe stato nieglio per tutti localizzare alcune di queste fabbriche nella Terra di Lavoro, vicino all'Autostrada del Sole e vicino a riserve disponibili e facilnzente qualificabili di manodopera? E la Fiat lo avrebbe permesso? E quando a11che la Fiat non avesse avuto la forza di opporsi, la Generai Motors e la Ford avrebbero potuto prendere in considerazione una soluzione con1e questa, nel nord del Mezzogiorno, per così dire, dove arriva l'Autostrada del Sole, 11,zadove, certo, il porto di Napoli non risulta efficiente come inimaginiamo che risulti il porto di Anversa? E infine, fino a che punto giocano a favo re della Ger1nania e del Belgio e dell'Olanda, e contro l'Italia, quando si tratta di scelte come quelle della localizzazione di investimenti che implicano il ricorso a forti dosi di capitali ed a cospicui contingenti di manodopera, considerazioni, più o meno giustificate, che si riferiscono in generale a condizioni di stabilità politica dei vari paesi e in particolare agli orientamenti politici delle forze operaie? Si è niolto parlato, anche sui giornali italiani, della « nuova Detroit che sorgerà ad Anversa ». Ma non se ne è parlato che dal punto di vista della conquista da parte american,a del mercato eicropeo: un punto di vista che è importante, il più importante, e al quale an.che noi, in occasione di altri investimenti americani, dedicavamo recentemente una nota preoccupata e problematica (vedi « Nord e Sud» del 1nese di nove1nbre) di Giuseppe Sacco. D'altra parte, se questi investinienti americani nell'area del Mercato comune hanno luogo e non possono non aver luogo, assai meglio sarebbe se da essi ci si potesse attendere quanto meno un contributo alla soluzione dei problemi di industrializzazione delle regioni periferiche dell'area comunitaria e non, invece, come sembra ora lecito teniere, itn aggravamento dei problemi di congestione dei distretti europei di piena occupazione. Onde la rilevanza 37 Bibl.iotecaGino Bianco
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