I Mafiosi alle urne temente protestataria della tematica elettorale, e ciò a differenza della penisola dove la battaglia politica ed elettorale è stata condotta dal PCI soprattutto sui grandi temi che oggi più interessano gli italiani, quali quelli della crisi del centro-sinistra e delle prospettive generali del paese. Vogliamo dire che questo tipo di 'localizzazione' può essersi dimostrato un bersaglio piuttosto limitato anche perché agli occhi di una certa zona di elettorato la giusta denuncia della corruzione e del malcostume non sempre è apparsa adeguatamente accompagnata dall'offerta di alternative meglio definite circa la soluzione di tanti impellenti problemi locali ». La conclusione più sconcertante di tutto questo è data da alcune constatazioni che appena due anni or sono si sperava di non dover mai fare: anzi tutto, la Commissione antimafia è praticamente affossata; 11ulla di sostanziale è riuscito ad emergere dai suoi lavori. In secondo luogo, la mafia ha ripreso ad operare indisturbata e, negli ultimissimi mesi, ha già impunemente assassinato un numero considerevole di persone. In terzo luogo, il corso della giustizia si è nuovamente inceppato, sicché l'assoluzione definitiva dei presunti assassini di Salvatore Car11evale ha segnato per le popolazioni siciliane l'inizio di un nuovo periodo di inerme passività di fronte alle violenze mafiose e alla impotenza degli organi giudiziari, incapaci di scoprire e perseguire i rei. Il rimedio? Ancora e sempre lo stesso. L'on. Moro, come Presidente del Consiglio, assuma le proprie responsabilità; l'on. Rumor, come segretario della DC, vada a rileggersi l'articolo che Di Summa scrisse a suo tempo per « Politica » e ne ricavi gli insegnamenti che, oggi piì1 che mai, se ne possono ricavare; i partiti democratici, tutti i partiti democratici, esigano che la Commissione antimafia riprenda di buona lena i lavori che sembra avere insabbiato; i quadri nazionali di questi partiti si diano da fare perché si proceda a una vera e propria « epurazione » dei quadri regionali; le amministrazioni dello Stato, a loro volta, si diano da fare per « epurare » i loro rappresentanti nell'Isola, là dove risulta necessario, e per destinare in Sicilia non gli elementi che devono essere puniti, o che non meritano la più alta considerazione, ma proprio quei funzionari che meritano la più alta considerazione sul piano morale e su quello tecnico; ecc. ecc. Sono le stesse cose, mutf1:tis mutandis, che auspicavano Franchetti e Sonnino. Si dirà che, se da allora non si è mai riusciti a farle, queste cose, vuol dire che non è possibile farle. No: si possono e si devono fare: è questione di volontà politica (e magari di costi elettorali). DOMENICO DE MASI 21 Biblioteca Gino Bianco
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