Domenico De Masi scriveva recentemente un amico, attento osservatore delle vicende nazionali e comunista sufficientemente convinto: « Mi pare che non sia soltanto un problema di organizzazione interna (accentrata) dei partiti socialcomunisti, ,e nemmeno il fatto che essi non hanno centri di poteri appetibili dai mafiosi, ad immunizzarli. Credo piuttosto si tratti del ruolo che il PCI giuoca in una struttura comunitaria, come quella che tu giustamente identifichi nella società siciliana, a tenerlo fuo·ri dell'orbita di attrazione dei mafiosi e a farne, anzi, il loro tradizionale nemico. Il PCI, infatti, ha u-na sua ideologia, degli obiettivi, un sistema di valori in base ai quali mette in discussione proprio tutte quelle componenti socio-economiche che sono· ad un tempo caratteristica e causa del permanere della struttura comunitaria in Sicilia. Questo è sicuramente un fatto di estrema importanza che non va sopravalutato, ma nemmeno sottovalutato, soprattutto tenendo presente le caratteristiche degli altri partiti italiani. La DC fa grandi sforzi per agganciare i suoi atti politici ad una ideologia, solo nei suoi periodici congressi. Inutile parlare delle altre forze politiche, figlie tutte di organizzazioni clientelari, ammod,ernate solo• per adeguarle alle esigenze del suffragio universale. In uno schieramento di partiti di questo tipo, che non hanno niente da opporre a chi voglia manovrarli dal di dentro per utilizzarli come strumenti di tutela di interessi particolari (non bisogna dimenticare che in fondo sono tutti sovrastrutturali di una medesima realtà economica), i mafio,si no·n hanno che da distribuirsi i ruoli. Che poi sia possibile dimostrare che in ,qualche paesino i mafiosi sono arrivati ad entrare nel partito 1 comunista, e magari a controllarne l'organizzazio,ne, secondo me questo significa assai poco, in quanto, ripeto, esiste una linea politica che 'obiettivamente' il Partito comunista attua in tutta Italia, e anche in Sicilia, e che non può in alcun caso coincidere con le intenzioni di 'cosche' o camarille tendenti alla conservazione dell~ strutture, e, quindi, a fini politici completamente diversi e contrastanti ». Questi rilievi sono della massima importanza, oltre che per la chiarezza con la quale sono esposti, anche perché in essi si esprime quello che è un atteggiamento tipico di molti intellettuali italiani. Malgrado tutto•, infatti, ci si ostina ancora a considerare l'ideologia del PçI co,me il « sistema di valori » che più di tutti gli altri sarebbe capace di scuotere l'immobilismo economico-sociale e certe vecchie abitudini clientelari. È chiaro che un atteggiamento del genere non si può intendere altro che alla luce di quel « pregiudizio favorevole » che oggi, pure, dovrebbe aver fatto il suo tempo (anche se è comprensibile che in certe situazioni - e quella della mafia è esemplare - è facile per il partito 18 Biblioteca Gino Bianco
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