Domenico De Masi 1.505 a 74 voti, e poi a 24 voti! Nell'intera isola la DC raddoppiò il numero dei voti, mentre, nella zona dove agivçt Giuliano, l'aumento fu del 156 per cento. Lo stesso partito, nella stessa zona, perderà nuovamente il 40% dei voti subito do1 po la morte del bandito 9 • L'infiltrazione dei mafiosi nel partito di maggioranza relativa ~i è manifestata in due momenti ben distinti: in una prima fase essi si preoccuparono soprattutto di eliminare gli avversari esterni, assicurando l'egemonia politica alla DC; in una seconda fase, data ormai per scontata tale egemonia, posero in atto u11a fitta rete di intrighi e di violenze per accaparrarsi i posti-chiave all'interno del partito stesso. Alla prima fase, vanno ricollegati l'assassinio• di Salvatore Carnevale, Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto, Pino Camilleri, Nunzio Passafiume, Giovanni Castiglione, Domenico Scaccia, Nicola Azoti, Accursio Miraglia e di decine di altri avversari politici, no·nché di Michele Navarra e di altri democristiani, rimasti uccisi da più forti contendenti di opposte fazioni politiche. Alla seco1 nda fase, vanno ricollegati gli « omicidi elettorali » di numerosi esponenti democristiani: Vincenzo Campo, Nicasio Triolo, Eraclide Giglio, Vito Montaperto, Vincenzo Lo Guzzo, ecc. Per lo stesso motivo fu eliminato Pasquale Almerico, una splendida figura di giovane cattolico, assassinato dai mafiosi di Camporeale, ai quali aveva cercato di sbarrare l'infiltrazione nelle file del partito. In complesso si può dire che la Sicilia sia teatro dei più strani episodi elettorali e delle più squallide storture cui possa dar luogo un regime democratico quando cade in mano a gente immatura e senza , scrupoli. Si è avuto, ad esempio, il caso di un certo Francesco Barbaccia, poi eletto deputato• al Parlamento•, che nelle elezioni amministrative del '56 riuscì ad ottenere 12.000 voti di preferenza senza aver mai fatto un comizio e senza avere svolto alcuna attività elettorale; e si è avuto il caso di Corleone, un paese d·ella provincia di Palermo, dove, alle elezioni del 1958, diecine di uomini e di donne furono costretti a fingersi ciechi per essere accompagnati alle urne dai mafiosi di Michele Navarra, che in tal modo, potevano assicurare la conformità dei voti alla volontà del « capo». Episodi come questi, oltre a rivelare sfacciatamente la vergo-· gnosa morsa con cui il sistema clientelare riesce a stringere molta parte della .Sicilia, finiscono con l'avvilire le stesse aspirazioni delle popolazioni alla libertà ed all'autogoverno. 3. Quando, dopo lunga e intricata gestazione, la Commissione Parlamentare antimafia riuscì a muovere in qualche modo i primi p•assi, 9 Vedi, in proposito, M. PANTALEONE, op. cìt., pag. 161 e lo studio di D. NovAcco e F. CILULFOi,n « Cronache Sociali», n. 15, 1° settembre 1949. ,, 10 Biblioteca Gino Bianco
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