Recensioni mostrata una Napoli stupenda, verissima: palazzi frananti, prostitute sedute in caffeucci della Galleria, convogli funebri luccicanti di dorature con sullo sfondo cieli sfolgoranti di luce 1nediterranea, nobili disfatti, preti, popolane, vecchie defo,rrni e soprattutto tantissimi bambini dei quali l'obbiettivo ha saputo cogliere con rara potenza di suggestione tutta la precoce e inconsapevole tristezza. GIOACCHINOFORTE I travagli della geografia Le Questioni di geografia di cui si occupa Lucio Gambi nel libro di recente apparso con questo titolo nella collana l' « Acropoli » delle Edizioni Scientifiche Italiane, sono le questioni attuali e scottanti oggi in discussion~ in Italia ai fini di un rinnovamento e di una diffusione degli studi geografici. E sono, inoltre, questioni tali da suscitare interesse anche fuori degli ambienti accademici specificamente interessati: si pensi, ad esempio, al problema del contrasto - più volte rilevato negli ultimi tempi da urbanisti e economisti oltre che da geografi, specie allorché urbanisti ed economisti si sono dovuti impegnare sulla formulazione di piani territoriali - tra i confini amministrativi e i confini geografici delle regioni, problema cui il Gambi ha dedicato uno dei saggi più stimolanti fra quelli che compongono il suo libro. Proprio per la sua capacità di richiamare l'interesse di vari ambienti culturali seriamente in1pegnati ad affrontare problemi del nostro tempo, è augurabile che un volume come questo del Gambi contribuisca a diffondere una maggiore conoscenza di certi travagli della geografia. E ciò perché è bene cl1e si dissolvano certi equivoci: i quali, peraltro, come Ga1nbi ben dimostra (anzi, il suo libro si può dire sia dedicato interamente a dimostrare l'erroneità e la perniciosità, per la scienza geografica stessa, di certo modo, tuttora corrente, di concepire confini e fini di questa disciplina), sono nati appunto dalla pretesa di taluni geografi italiani - magari autorevoli, ma ostinatamente refrattari nei confronti della esigenza di adeguamento degli studi ai rìtmi di sviluppo della cultura moderna - « di chiudere tra le amplissime braccia della geografia le più disparate cose di questo mondo» (p. 63)~ Col risultato che, essendo « le cose di questo mondo » trattate con maggior approfondimento da molte particolari discipline, in alcuni si determinasse un'opinione alquanto confusa circa il valore d'una disciplina, la geografia, che tutte le altre volesse riassumere o che, per voler essere più di quello che può essere, finisse col ridursi a un compito descrittivo di fenomeni che altri hanno il compito di studiare. Questa confusione, suscettibile di tramutarsi in una sorta di fastidio verso siffatta materia, espansionistica per certi aspetti, rinunciataria per altri aspetti, ha pure dato corpo ad infondate, ma purtroppo correnti, tesi sostenitrici dell'opportunità di escludere la geografia dal novero delle dottrine da insegnarsi in certe f_acoltà universitarie ove fino 117 BibliotecaGino Bianco
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