Recensioni classicistica, bensì come l'elaborazione di un pensiero illuminato da un'ispirazione esaltante, che manifesta la sua inesauribile forza vitale, soprattutto nella pratica realizzazione d'una struttura cupolare tutta nuova. L'indagine del Di Stefano, dunque, si avvale di un metodo fondatamente pragmatistico, sorretto da notizie documentarie spesso di prima consultazione, come attesta l'utilissimo e minuzioso regesto anteposto aJla trattazione e comprensivo delle vicende del monumento dal 1506 al 1942. La lettura della cupola, attuata con la massima attenzione per le modalità operative e, diciamo pure, tecniche e tecnologiche, non mira ad una rilevazione di fasi e dati come finalità precipua. La comprensione del processo costruttivo conduce a nuove acquisizioni relative al mondo poetico buonarrotiano e a rinnovati confronti per diversità con altre consimili coperture: « appare in tutta la sua grandezza l'intuizione statica di Michelangelo, se appena si considera la sua cupola non secondo la tradizionale concezione costruttiva, propria del solido generato dalla rotazione di una curva intorno ad un asse verticale, ma come una struttura spaziale costituita da un complesso di travi ad asse curvilineo, collegate in parallelo». In queste ultime parole il Di Stefano enuncia in sintesi efficace il motivo dominante, anzi deterrninante, dell'opera intera. Infatti, egli si sofferma a riconoscere come i costoloni siano le sole strutture veramente portanti, di modo che i piani murari vi siano allogati soltanto a guisa di inserti per il riempimento dei vuoti. Due interessanti riflessioni conseguono da questo accertamento: la tendenza di Michelangelo a ricorrere a « concetti strutturali e costruttivi dell'architettura gotica » e la radicale differenza rispetto alla cupola di S. Maria del Fiore, in cui è tutta la calotta interna ad essere investita della funzione portante. Il problema relativo alla sezione della cupola, tante volte agitato e discusso dagli studiosi con disparità di co11clusioni, viene affrontato e risolto dal Di Stefano con la consueta chiarezza dimostrativa. L'arco fu concepito a pieno centro dal Buonarroti e realizzato esattamente in tale guisa dai suoi epigoni: « qualsiasi modificazione della curvatura delle travi avrebbe comportato non solo variazioni ... del sistema statico ... ma anche cambiamenti delle centinature». Il Della Porta e il Fontana non rialzarono,, quindi, il sesto; accrebbero, piuttosto, l'altezza dei costoloni fra l'inizio della curvatura e il tamburo sottostante, cosicché si portava a quota più elevata il fastigio della imponente copertura, molto probabilmente per ragioni di visuale esterna, se è vero, come pare attendibile, che fin da quel momento negli ambienti pontifici si pensava ad una trasformazione della pianta della basilica dalla cro':e greca a quella latina. Ed infatti, gli eler.oenti portanti, vale a dire le travi ad asse curvilineo, concepiti da Michelangelo in maniera assolutamente insolita, se confrontati con quelli effettivamente realizzati, attestano il medesimo andamento, anche se con lievi e comprensibili differenze di valori. Analogamente, la sovrapposizione degli schemi delle cupole disegnate dal Dupérac e dal Poleni consentono al Di Stefano di valutare la diversità di altezza, fra progetto e realiz111 BibliotecaGino Bianco
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