Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Recensioni tore » torna in paese, ma, durante la sua assenza, il tempo ha risolto molte <lino, Andrea, suo ex corteggiatore. Alfredo riprende la vita di prima, ma senza la tradizionale resistenza ( « non lo attribuiva tanto all'età, quanto alla mancanza di esercizio. Perché, da quando era rimasto solo, poteva andare a caccia soltanto la domenica »). Durante una « battuta » si incontra fuggevolmente con un ragazzo: è il figlio che Nelly ha avuto dalla relazione prematrimoniale con lui. Egli lo osserva e senza commozione scambia col ragazzo qualche parola di caccia, poi si allontana. Claudio Marabini ha definito questo romanzo « l'opera più misurata e più perfetta· che Cassola abbia sinora prodotto ». La storia del « cacciatore», isolato dal resto del mondo a causa della « norma virile » cui si è conformato, è narrata con una successione di nuclei e di quadri staccati, uniti da u11 intimo legame e da corrispondenze quasi sotterranee. Alfredo ha un carattere esclusivista ed una visione del mondo così egocentrica, cl1e non gli consente di andare oltre un sentime11to di lieve simpatia o di semplice curiosità. Nelly, invece, scopre in lui il « primo amore», dop0 essere riuscita a sfuggire alle insidie di Remo e di Michele. Quando poi si accorgerà di essere rimasta vittima della solitudi11e che circonda Alfredo, allora cade in uno stato psicologico di desolata, amara accettazione, mentre il « cacciatore» 5i porta addosso, come una condanna, l'amore per i boschi. Lo stesso selvatico paesaggio toscano acq_uista nella vicenda un ruolo di protagonista, disponendosi in perfetto equilibrio con l'amore indifeso e stn1ggente della ragazza e l'esistenza virile e solitaria del giovane. Si ha così una storia fatta di pagine limpide, di immagini consolanti ed essenziali, profondamente umane. Cassala, come già aveva fatto con Un cuore arido ('61), è ritornato alla sua più autentica « vocazione », a quel realismo elegiaco che, attraverso un lessico familiare ed antiletterario, porta alla ribalta la carica affettiva e sentimentale di umili figure di ogni giorno, anonime, ma non per questo meno drammatiche ed universali. Ha scritto Franco Jt\ntonicelli: « Mi pare ch'egli voglia dimostrare che un linguaggio si rinnova dall'interno, nel seno di una tradizione, senza bisogno di forzarlo con novità di riservato carattere tecnicosperimentalistico ». Veri protagonisti, dunque, non sono tanto Alfredo e Nelly, ma il senso della vita quotidiana. « Se mettiamo questo ro-manzo - l1a scritto Carlo Bo - nel corso intero dell'opera del Cassala, sentiamo che se da un lato esso si avvicina alle prime interrogazioni di trent'anni fa, dall'altro dimostra una maturità e si giustifica con una conoscenza delle cose, della vita e con una piena autonomia artistica ... Ciò che per altri avrebbe costituito materia di grosse speculazioni, si spegne e si riduce nelle mani di Cassola e non già per un propo-sito dispregiativo o negativo, ma per una convinzione bene accertata della vanità dei nostri sforzi e della miseria dei segni che possiamo lasciare, perfino nella memoria degli altri}>. Oggi Cassola è al centro di un'interessa·nte polemica letteraria; egli è, anzi, uno dei principali « belligeranti ». I « massimalisti » sono giunti a definire « rosa» ed « evasiva» la sua scrittura, a parlare di « moderna Liala », o di un presunto « ritorno all'ordine ». Ma Cassola ha in proposito idee molto 105 BibliotecaGino Bianco

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