Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Domenico De Masi della mafia ... Il partito è il rifugio, la causa e l'effetto dei delitti più gravi » 3 • Più tardi il Colajanni rimprovererà a~la sinistra pe,rvenuta al potere gli stessi vizi di clientelismo e di mafia che il Merlino aveva rimproverato alle destre: « L'ingiustizia, la sopraffazione, la violazione della legge fecero capo sistematicamente al deputato o al candidato governativo » 4 • E, più recentemente, G. G. Lo Schiavo scriverà: « Si può dire che dal 1860 fino al 1924 non vi sia stato esponente politico siciliano che, per essere tale, non abbia avuto il beneplacito della n1afia, che non sia stato appoggiato e sorretto dalle coppo·le storte, i mafiosi. Senza questo appo,ggio non sarebbe arrivato al Parlamento! Con la grave conseguenza che, per gli obblighi di gratitudine connaturati nel parlamentare, tutte le volte che lo Stato si apprestava a perseguire anche un qualsiasi mafioso, intervenivano i parlamentari a coprire col manto del romanticismo e del sentimentalismo le azioni delittuose, di cui il loro gregario-elettore si era reso colpevole » 5 • Co1 n l'avvento di Giolitti, l'intro·missione della mafia nel meccanismo elettorale divenne così sfacciatamente aperta da restare insuperata anche nei più travagliati periodi del secondo dopoguerra. Il Candida scrive: « Giolitti, per consentire favorevoli ris1:1ltati elettorali, poco addentro nella conoscenza della natura mafiosa, amò considerare le consorterie dalla possibilità del numero dei voti che potevano dare al partito al Governo. Uomini politici, funzionari, poliziotti inondarono di benefici i capi-mafia, ed è noto come avvenissero le elezioni politiche i11quel tempo. Poco distante dai seggi elettorali, un gruppo di tristi e malvagi figuri costituiva quello che, con linguaggio moderno, si può chiamare un posto di blocco. L'elettore veniva fermato e cinicamente bastonato, poi era invitato a bere un capace bicchiere di vino e, dopo una minuziosa perquisizione personale, gli si consegnava la scheda del candidato del partito al Governo e il povero uomo, scortato da due brutti figuri, era condotto alla presenza del presidente del seggio, il quale con molto garbo gli ritirava la scheda, infilandola nelruma » 6 • Durante il fascismo la mafia no,n si intromise nelle faccende elettorali anche perché non si effettuavano elezioni. Invece, subito dopo l'occupazione dell'isola da parte degli alleati, furono questi stessi che, una volta usata la mafia per aggirare la linea difensiva del « bagnasciuga», impo. sero i maggiori esponenti mafiosi come sindaci dei rispettivi paesi. Michele Pantaleone ha soritto: « Per primo don Calogero Vizzini, che a suo 3 F. S. MERLINO, L'Italie telle quelle est, Milano, 1953, pag. 185. 4 N. CoLAJANNI, La Sicilia dai Borboni ai Sabaudi, Milano, 1961, pag. 80. 5 Riferito in Quelli della lupara, di R. Poma e E. Perrone, Ed. Casini, 1964, pag. 46. 6 R. CANDIDA, Questa mafia, Caltanissetta, 1960. Un lucido esame dell'epoca giolittiana è contenuto in D. NovAcco, Inchiesta cit., pag. 263 e segg. 8 Biblioteca Gino Bianco

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