Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Profilo demografico della Camp·an.ia giovani ed intraprendenti a partire). E se in una prima fase si assiste per lo più ad un certo accrescimento dei redditi (perché aumenta il livello dell'occupazione, giungono le rimesse degli emigrati etc.), in una seconda fase - pur esistendo le premesse per la ricomposizione fondiaria, l'ammodernamento delle conduzioni etc. - s'intravedono solo sintomi di disgregazione. Si passa così, quasi direttamente, dal sovraffollamento allo spopolamento. È evidente allora che l'obbiettivo deve essere non il conseguimento di un ingannevole equilibrio tra popolazione e risorse, attraverso il semplice alleggerimento della prima, ma la decisa rottura dell'imìnobilismo sociale ed economico. In una situazione dinamica le capacità di assorbimento del sistema economico di fronte alle eccedenze demografiche possono essere superiori ad ogni previsione. Subito dopo la guerra, si riteneva che la Germania occidentale avrebbe incontrato non poche difcoltà a smaltire gli otto milioni di profughi affluiti dai territori ad est della linea Oder-Neisse. Ma è noto che il sistema produttivo tedesco, se oggi ha un problema, ha proprio quello opposto, della carenza di manodopera. Dicendo questo - è chiaro - non si voglion fare assurdi raffronti, ma si vuol solo ribadire che il concetto di sovraffollamento non va confuso con quello di densità per chilometro quadrato. Lo stato di Pernambuco, nella regione di Nordeste, in Brasile, con 44 ab./kmq. è sovraffollata, l'Olanda con 357 ab./kmq. sfiora l'optimum. C'è un abisso tra paesi economicamente arretrati e paesi sviluppati, ma questo abisso non si misura in termini di tassi di natalità o di addensamento fisico. L'equazione « paesi fecondi eguale paesi sottosviluppati» è decisamente grossolana. Quando si parla di sovraffollamento dell'area napoletana, bisogna, quindi, pensare soltanto che le risorse economiche di cui in essa si dispone sono ancora insufficienti per i bisogni degli abitanti; e, soprattutto, che, malgrado le apparenze, si è ancora lontani dall'aver demolito la diga di apatia e di scetticismo dietro cui la vecchia classe dirigente napoletana sta al riparo dall'ondata della civiltà industriale; e, infine, che il problema è quello di stimolare le energie di un corpo che non è inerte perché troppo grande, ma che sembra troppo grande perché è inerte. ANTONIO RAO 97 BibliotecaGino Bianco

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