Antonio Rao rebbe, quindi, alle pur progressive lacerazioni dell~ crosta di miseria, che finora ha coperto gran parte dell'ambiente umano del Napoletano, vanificandone gli effetti: la « struttura portante » della comunità resterebbe, in definitiva, la fecondità. Ma una simile impostazione è decisamente semplicistica. Certamente un forte incremento demografico rap,presenta, per dir così, il « punto di sutura » del circolo vizioso della povertà, e, nel « breve periodo », esso può anche apparire come la causa principale dell'arretratezza economica. Ma questo non significa che l'accrescimento naturale costituisca la « variabile indipendente » del sistema; al contrario, esso ne è la « funzione» (p-er quanto, come ogni altro accadimento, retroagisca sulle sue stesse cause, favorendone per lo più, la cristallizzazione). La storia demografica del mondo occidentale negli ultimi cento anni è un ricalco fedele della storia d,el mondo occidentale tout court. E non mette conto soffermarvici in questa sede. Tuttavia, le modificazioni più profonde del comportamento demografico e, conseguentemente, della struttura della popolazione, appaiono sfasate di periodi abbastanza lunghi (quasi sempre una generazione) rispetto agli avvenimenti che ne sono· la causa più o meno remota; e pertanto sarebbe vano aspettarsi una radicale ed immediata evoluzione innanzi ad ogni, magari minimo, spostamento del quad,ro ambientale. Ma, a lungo andare, una evoluzione non manca di realizzarsi, perché il comportamento demografico, come qualsiasi altro aspetto del comportamento umano, non è certo innato, e, quindi, non è immodificabile; anche se le modificazioni non possono scaturire direttamente dalla volontà - condizionata - individuale, né, tanto meno, da quella dei pubblici poteri (si pensi allo scarso successo della campagna malthusiana condotta in India), ma solo, come s'è detto, da una reale trasformazione dell'ambiente sociale ed economico che offra ai singoli « proposte » e « mo·delli » di vita I).Uovi, suscitando così « risposte » diverse da quelle tradizionali. E accantonata l'ottica deformante -del « neomalthusianesimo », il discorso va portato ancora più oltre. Non solo bisogna rifiutare il pessimismo di chi ritiene impossibile una riduzione della natalità nei paesi sottosviluppati, ma bisogna anche aggiungere che non sta qui il nocciolo della questione. Anzi, ribaltando l'argomentazione neomalthusiana, si può dire ch,e l'eventuale persistenza degli attuali tassi d'incremento non costituisce di per sé un fatto negativo: è tale soltanto in una situazione d'immobilismo. Ma, in quest'ultima ipotesi, la soluzione non sta certo nella semplice decompressione demografica. Al contrario, le emigrazioni riducono le possibilità di rinnovamento (perché sono proprio i più 96 Biblioteca Gino Bia·nco I
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