Profilo dernografico della. Campania vero che la provincia di Napoli, con il suo 3,93% sul totale, concorre alla formazione del reddito nazionale di più della stessa provincia di Genova (3,11%) 24 ; ed è altrettanto vero ch'essa è stata di recente investita da un considerevole processo di svilup1po industriale, come prova la mole dei finanziamenti industriali, a tasso agevolato e non concessi nel suo ambito dagli istituti di credito (per quanto riguarda il solo Isveimer, il 22,9% del totale dei mutui accordati dal 1954 al 1963), nonché l'espansione dell'attività « secondaria » nei comuni che fanno corona al capoluogo. Tuttavia il reddito pro-capite rap·presenta ancora 1'81,8% soltanto della media nazionale (che non è certo una media alta), mentre altri, e forse pit1 significativi, indici del tenore di vita denunciano parimenti una situazione economica non certo florida: 608 vani ogni mille abitanti (Torino 1063, Alessandria 1361, Genova 1336 etc. - citiamo a caso di proposito), 61 automobili ogni mille abitanti (Genova 107, Firenze 125, Bologna 114), 135 abbonamenti radio su mille persone (Bologna 240, Roma 214, Venezia 190), 84 abbonamenti TV, sempre su mille persone (Trieste 109, Milano 135, Genova 112); per non fare che qualche esempio. È evidente, quindi, che, malgrado le notevoli disponibilità economiche, la provincia di Napoli presenta anch'essa le caratteristiche di una zona sottosviluppata. Solo che, in questo caso, il sottosviluppo sembra, più che l'effetto di profonde cause strutturali (scarsa redditività della terra, scarso o inesistente sviluppo dei settori secondario e terziario), la conseguenza di u,na situazione di squilibrio tra popolazione e risorse: addebitabile piuttosto all'eccesso della prima che alla povertà delle seconde. Il significato della nozione di « sovrappopolamento » sembra diventare da relativo, quale è, assoluto: sembra, anzi, acquistare un valore fisico perché la nozione di densità « somatica » gli si sovrappone quasi automaticamente, per un processo di associazione analogo a quello che richiama l'immagine di grandi, miserabili folle, quando si parla dell'India o del Sud-est asiatico. E sembra che, in definitiva, la causa di tutto stia lì: nel forte incremento naturale e nella scarsa mobilità territoriale della popolazione. Questa constatazione indu,ce più d'uno al pessimismo. Se l'incremento dei redditi, che in qualche modo c'è stato, non fa ancora avvertire ~n modo sensibile i suoi effetti sul comportamento demografico della popolazione, vuol dire che è quest'ultimo, e non il livello economico, la variabile indipendente del sistema. L'attitudine alla procreazione illimitata sopravvive24 In particolare, il settore agricolo è tanto sviluppato che nella provincia si raggiunge il valore della produzione per ettaro più alto d'Italia: 950.000 lire nel 1958. 95 Bibl'ioteca Gino Bianco
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