Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Profilo demografico della Can1pania una riprova della sua tradizionale tendenza all'inerzia, all'immobilità sociale. Quindi, in sintesi, in Campania si possono distinguere tre andamenti migratori diversi: uno che si mantiene sui livelli tipici delle zone arretrate (Avellino, Benevento); uno che è proprio di zone sottosviluppate in via di sviluppo (Salerno, Caserta); uno, infine, che è vicino all'equilibrio tra emigrazione e immigrazione. Ma, mentre il primo ed il secondo andamento si possono considerare abbastanza rappresentativi delle condizioni economiche delle province cui si riferiscono, corrispondendo rispettivamente ad una situazione di incremento demografico ancora eccessivo di fronte ad una quasi nulla espansione economica, e ad una sit11azione di squilibrio residuo tra densità demografica e realtà economiche pur vitali ed in progresso, il terzo falsa la reale situazione, in quanto viziato da fattori psico-sociologici che interferiscono tra realtà economiche e flussi migratori. Il quoziente di -12,Sroo registrato nel decennio 1951-61 sembrerebbe esprimere un quasi raggiunto equilibrio tra risorse economiche e popolazione, mentre, com'è noto, in base ad altri indici non risulta affatto che sia così. Del resto può attenuare il significato di quel -12,Sroo la considerazione che esso è un valore di saldo e che, come tale, non indica l'entità dell'emigrazione lorda dalla provincia di Napoli. Questa potrebbe essere stata più rilevante, confermando quanto sappiamo sul persistente disagio economico della provincia stessa, ma potrebbe essere stata compensata dalla immigrazione da zone economicamente più arretrate, sulle quali la provincia sede dell'ex capitale borbonica esercita ancora una certa attrazione, sia pure progressivamente decrescente. VI. Capoluoghi di provincia ed altri comi.tni. L'esame fin qui compiuto s'è proposto solo di fissare alcuni dati elementari e grossolani del movimento della popolazione campana. A questo scopo sono stati descritti gli andamenti per province, come se queste costituissero delle realtà omogenee e indifferenziate. Ma ove si voglia affinare ulteriormente l'analisi, anche al fine di individuare, sia pure approssimativamente, le direzioni delle correnti migratorie, conviene considerare distinti i comuni capoluoghi dal resto della provincia e della regione. Ciò perché il comportamento demografico dei capoluoghi è fortemente differenziato rispetto a quello degli altri comuni, per l'interferenza di quel complesso fenomeno di natura demografica, sociale, economica e psicologica che va sotto il nome di urbanesimo: così, nel complesso del Mezzogiorno, i comuni capoluoghi, pur rappresentando 89 Biblioteca Gino Bianco

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