Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Profilo demografico della Campania percentuali al 27% (Calabria: 24,9%; Abruzzo: 23g/o; Puglia: 14%; Basilicata: 10,4~6). Ma se si pongono a raffronto le incidenze dei singoli saldi migratori sugli incrementi naturali delle corrispondenti regioni, la Campania, nel periodo 1871-1951, risulta tra le regioni meno dissanguate. Infatti, mentre l'incidenza del saldo migratorio sull'incremento naturale in Campania è, come abbiamo detto, del 32%, nelle altre regioni del Mezzogiorno le incidenze sono: in Basilicata, 76%; Abruzzo, 65%; Calabria, 50%; Puglia, 21 %. Come si vede, soltanto la Puglia presenta un'incidenza più bassa. Sulla base di quanto ora conosciamo sul movimento migratorio nell'ottantennio precedente, cosa si può dire circa l'esodo nel periodo 1951-1961? A prima vista si potrebbe pensare che sia senz'altro aumentato, e di parecchio, essendo ora la sua incidenza sull'incremento naturale pari al 42,5%, mentre prima era del 32~f>. Ma ad un esame più attento nascono non pochi dubbi. Il primo riguarda la stessa comparabilità dei due dati, riferendosi essi a periodi di lunghezza molto diversa. È probabile che nei periodi di più intensa emigrazione, come quello 1896-1913 - proprio quando al Nord si andava affermando la « rivoluzione industriale » -, l'incidenza del saldo migratorio sull'incremento naturale sia stata anche più alta che nel decennio 1951-1961, per quanto ciò non sia affatto espresso dal valore riguardante l'intero periodo. Così come è probabile che nel decennio 1930-40, vigendo le leggi contro l'urbanesimo e cessata, un po' naturalmente, un po' perché ostacolata, l'emigrazione transoceanica, quell'incidenza sia stata più bassa del 32%. Non siamo in grado di quantificare queste correzioni al valore dell'intero periodo, ma si tratta di vicende troppo note perché non si debbano accettare le integrazioni e le precisazioni che è possibile ricavarne. Quindi, tenendo presente tutto questo, non si andrà lontano dal vero se si considererà l'incidenza del 42,5% del decennio 1951-61 come l'indice di un notevole aumento dell'esodo: non rispetto a tutto l'ottantennio precedente, ma solo rispetto al ventennio immediatamente anteriore. Bisogna attribuirle, perciò, soltanto il valore di una ripresa dell'emigrazione, come del resto appare perfettamente naturale, essendo venuti meno i vincoli che la frenavano, nel Mezzogiorno come in tutta l'Italia, durante l' « èra fascista ». Ma è ancora più opportuno precisare la posizione relativa della Campania, rispetto al resto del Mezzogiorno. Un rapido esame dei dati ci dice che, se è vero che la situazione dell'emigr<:;lzione campana è peggiorata, essa è peggiorata meno, e molto meno talvolta, di quanto non sia avvenuto nel resto del Mezzogiorno. Il valore più impressionante è quello che riguarda l'Abruzzo e Molise, in cui l'emigrazione ha superato di quasi il 85 Biblioteca Gino Bianco

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