Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Profilo demografico della Campania contrario, tali comuni sono stati costantemente centri di immigrazione. Pertanto, proprio nell'anno in cui è stata effettuata la rilevazione, la composizione per età della popolazione risultava leggermente peggiorata rispetto agli anni precedenti, e ciò non avrà mancato di accentuare il tasso di mortalità. In definitiva, l'esperienza campana (e quella del Mezzogiorno d'Italia nel suo complesso) testimonia anch'essa di una tendenza al livellamento della mortalità tra città e campagna e tra zona e zona, così come sta avvenendo, del resto, in tutto il mondo. Ci si incammina, per dirla con Germaine Veyret-Verner, « verso una certa eguaglianza dinanzi alla morte » 9 • Non è il caso, quindi, di attribuire alla maggiore incidenza in Campania della popolazione dei capoluoghi sul totale della popolazione, il minore decremento, rispetto al resto del Mezzogiorno, del tasso di mortalità della regione registrato nel '61-62. Tanto più che solo due anni dopo, alla fine del '63, l'andamento della mortalità campana appariva del tutto conforme a quello delle altre regioni (il tasso di mortalità è infatti sceso all'8,7roo). In sintesi, per quanto riguarda l'accrescimento naturale, il regime demografico campano non si differenzia molto da quello più diffuso nel Mezzogiorno (e nell'Europa mediterranea in genere). Il miglioramento delle condizioni ambientali (economiche ed ecologiche) ha influenzato soprattutto l'andamento della mortalità, mentre ha modificato poco « la propensione a procreare ». Né, d'altro canto, il processo di urbanizzazione, che pure certamente s'è avuto nel Mezzogiorno negli ultimi quindici anni (come si vedrà meglio in seguito), ha contribuito a rallentare ulteriormente il ritmo della natalità. Questo perché l'inurbanamento, così come è avvenuto - e come è potuto avvenire - ,. in Campania (e nel Mezzogiorno in genere) finora, indubbiamente non può favorire l'acquisizione di una certa « educazione demografica ». Pertanto, pur modificandosi il tradizionale quadro del Mezzogiorno (e della Campania) come di un'area agricola e prolifica (prolifica perché agricola), questa vasta regione, come nel passato e più che nel passato, rappresenta ancora il più ricco « serbatoio di braccia » del paese 10 • E questo non perché - ci sembra il caso di insistere - i\ 9 G. VEYRET- VERNER, Population, Arthaud, p. 42. 10 È il caso tuttavia di ricordare che se è vero che il Mezzogiorno contribuisce tuttora in misura preminente all'incremento della popolazione italiana... questa preminenza tende a diminuire nel tempo: al 1959, il 63% di tale incremento era fornito dalla popolazione del Mezzogiorno; nel 1963, tale apporto è sceso al 58%. Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, Relazione sull'attività di coordinamento del 1964, vol. II, p. 144. 79 BibliotecaGino Bianco

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