Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Giornale a più voci Op. cit. significa, alla lettera, opera citata; e rap,presenta il titolo più pertinente per una pubblicazio)).e che si propone di offrire al lettore un « servizio» di informazione, curato sia in estensione che in profondità. La struttura tipica degli articoli è quella di un intelligente collage di citazioni, selezionate secondo la loro rilevanza rispetto ad un tema prescelto. Forse il susseguirsi fitto delle citazioni appesantisce la lettura che ci sembrerebbe favorita se gli articoli venissero concepiti nella forma di una rassegna delle opinioni correnti su di un dato argomento, senza l'obbligo tassativo delle citazioni testuali, ma pur sempre con gli opportuni riferimenti bibliografici. Su di una rivista di informazione incombe un grande pericolo: quello di ridursi ad un puro e semplice portavoce, allorquando non siano ben chiari i criteri di selezione ed il vaglio non sia fatto con l'opportuno giudizio. Non è questo il caso della nuova rivista che appare soprattutto sensibile alla produzione culturale contemporanea piit avvertita metodologicamente: « la nostra visuale -- è scritto nell'editoriale - tende ad essere il più possibile inclusiva; non nel senso di una totale e neutrale accettazione, ma in quello di ritenere tutto considerabile e discutibile». Un altro carattere proprio della nuova iniziativa pubblicistica è quello della anonimità dei vari contributi che rappresentano, invece, la risultante di un lavoro cooperativo, di un pensare in concerto di piì1 persone di diversa qualificazione disciplinare, e non il risultato di esercitazioni individuali. Prodotto di questi sforzi collettivi sono quasi tutti gli articoli del primo numero, nel quale si ragiona dell'architettura utopistica e visionaria, delle tecnologie in relazione alle poetiche contemporanee, dei rap,porti tra il « nouveau roman » e le arti figurative, della ultima Biennale. Lo stesso numero ospita inoltre un articolo di Gilio Dorfles su « Le 'nuove iconi' e la 'civiltà del consumo' » ed uno di Antonio Vitiello su: « La sociologia dell'arte dei sociologi». Sono, queste, due eccezioni alla regola dell'anonimità, previste ambedue dal programma della pubblicazione, che non rinunzia ad ospitare contributi originali accanto al servizio di informazione critica che la caratterizza più marcatamente. In conclusione si tratta di una iniziativa alla quale va il nostro consenso ed il nostro apprezzamento per la serietà degli intenti, per le effettive capacità culturali dimostrate, per l'azione di rottura svolta nella stagnante situazione locale. Ci piace anche constatare che alla base di questa r1uova rivista, sia pure in un ambito di interessi diverso da quello nel quale si muove la nostra rivista, c'è una sostanziale simiglianza di atteggiamenti e di motivazioni. Nell'editoriale è scritto fra l'altro che è « argomento a noi sgradito» quello della cittadinanza napoletana della rivista « in quanto, a torto o a ragione·, esso implica il concetto o preconcetto di 'diverso', che decisamente respingiamo ». Più avanti si auspica che, « accantonando le glorie tradizionali unitamente alle attuali carenze», si possa trarre. dalle difficoltà dell'ambiente « qualche vantaggio: le condizioni per una più calma riflessione... o l'indipendenza dai gruppi di potere ... confidando per il resto nell'accorciamento delle distanze». Ci sembra che sotto la nuova testata venga opportunamente 61 BibrotecaGino Bianco

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