Editoriale. L'atteggiamento dei sindacati: se la CGIL insiste a provocare agitazioni nel settore del pubblico impiego, i partiti della maggioranza devono di concerto promuovere un'azione per informare tutta la classe operaia delle conseguenze che possono derivare da queste agitazioni, sia direttamente, per qitanto riguarda gli stessi addetti al pubblico impiego, che indirettamente, e soprattutto, per quanto riguarda gli addetti all'industria in generale. Si tratta, in sostanza, di riproporre continuativamente ed esplicitamente le questioni che nella primavera scorsa poneva l'on. Preti a proposito delle agitazioni promosse per sostenere le rivendicazioni degli impiegati dello Stato: agitazioni che in definitiva si potevano riso.Zvere, ove il Governo avesse ceduto, in un grave colpo per la stabilità dell'occupazione, e per i livelli di retribuzione, di settori della classe operaia che forniscono alla CGIL masse cospicue di iscritti e di militanti. E bene ha fatto « La Voce repubblicana » a denunciare ora l' « errore corporativo» che vizia tutta la politica della CGIL e che consiste, questa volta, non tanto nel proteggere - come capitava ai socialisti dei tempi di .Salvemini - gli operai del nord a spese dei contadini del sud, « ma nel proteggere e tutelare le categorie impiegatizie a spese delle classi operaie». La politica della CGIL, insomma, « mira a spostare a favo re del pubblico impiego risorse utilizzabili nella lotta alla disoccupazione »; ad utilizzare, cioè, le non molte risorse di cui può disporre lo Stato per aumenti di stipendio nel settore la cui produttività risulta più bassa, « piuttosto che nel tentativo di mettere in piedi una politica economica globale di sostegno degli investimenti, di , rilancio produttivo, di tutela dell'occupazione operaia». Non si dica allora che tittti coloro i quali denunciano, come devono, questa impostazione corporativistica della politica perseguita dai sindacalisti comunisti, ed imposta alla CGIL, si propongono l'infame obiettivo di provocare « divisioni nella classe operaia». La politica in questione è una politica del « tanto peggio tanto meglio » che può costare molto cara proprio alla classe operaia; e come tale va denunciata: alla classe operaia, in primo luogo. L'atteggiamento degli imprenditori, di coloro che li rappresentano e ne interpretano i sentimenti e gli interessi ai vertici della Confindustria e di coloro che di questi sentimenti e di questi interessi si fanno gli zelanti patrocinatori sui giornali quotidiani: è venuto il momento di rave-sciare i termini del famoso discorso sulla « fiducia ». Gli ambienti industriali, con atteggiamenti di vittimismo che sono dettati anche e a volte soprattutto da intenzioni ricattatorie, dichiarano di non avere « fiducia » negli ambienti po-litici; e in.tanto si danno da fare per pro1nuovere « la serrata delle fabbriche, la serrata degli investimenti, la ser4 BibliotecaGino Bianco
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