Note della Redazione a sostenere la Federazione Malese, ha avuto modo di constatare direttamente, una volta di più, la insensibilità dei nostri comunisti per i grandi problemi dell'ordine internazionale e della sicurezza e la loro incapacità di sfuggire alle tentazioni della peggiore e più irresponsabile demagogia. Perché, come tutti sanno, ad intervenire in aiuto della Malesia è stato un gabinetto laburista, la citi affermazione elettorale i comunisti avevano salutato poche settimane prima quasi co1ne una propria vittoria e la cui buona fede e buona volontà proprio nel campo delle relazioni internazionali non può assolutamente essere discussa. Ma tant'è: tutti i mestieri hanno le loro esigenze e le loro congiunture. Per quanto riguarda la politica internazionale (si tratti dell' aggressione cinese all'India o di quelle progettate e preparate da Nasser contro Israele e da Sukarno contro la Malesia, si tratti del muro di Berlino o delle rivolte nelle « democrazie popolari», si tratti dei missili russi a Cuba o dei fernienti peronisti in Argenti-na, si tratti di corsa all'atomo o di rispetto delle organizzazioni per la cooperazione e la sicurezza internazionale) i comunisti italiani hanno scelto il mestiere del « progressista » ad ogni costo, ritenendolo il più conforme agli interessi dell'esp.ansione comunista nel mondo e del PCI in Italia. E poi anch'essi, come Sukarno, hanno i loro problemi interni, ed è sempre meglio parlare dell'imperialisnio laburista nel Pacifico che di correnti e di discussioni nel PCI. I comunisti e De Gaulle Chi poi credesse che il PCI sia un « unicum » tra i partiti comunisti nel suo sacrificare gli interessi obiettivi della libertà e, della pace ogni volt.a che ciò sembra tor11areutile alla « causa », si può facilmente ricredere dando una occhiata alle vicende, lente ma progressivamente maturanti, attraverso le quali si viene determinando lo schieramento politico ed elettorale in Francia in vista della scadenza presidenziale di quest'anno. Anche qui no11è più possibile aver dubbi sulla sempre sussistente pericolosità democratica e internazionale del gollismo. De Gaulle, naturalmente, non ha nulla a che vedere con un Nasser o un Sukarno; la sua azione politica è incomparabilmente più fine, motivata e sapiente; i suoi obiettivi possono essere generici o velleitarii, o grettamente nazionalistici, ma non criminosi o indiscriminati. Proprio perciò, peraltro, la politica gollista è per la pace, l'equilibrio e la coo·perazione internazionale tanto più insidiosa. Anche se essa dovesse limitarsi a cercare di organizzare una sfera d'infiuenza francese di dimensioni semicontinentali, la politica gollista costituirebbe sempre una remora obiettiva alla celere ed efficiente realizzazione di quel processo di integrazione economica e politica dell'Europa al quale sono in ultima analisi legate le sorti della democrazia europea. L'integrazione europea è, inoltre, vista dai democratici in termini di una grande operazione civile per l'instaurazione di un grande spazio libero e progredito; e De Gaulle la proietta invece 46 BibliotecaGino Bianco
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