NOTE DELLA REDAZIONE I comunisti e Sukarno Uno dei segreti del successo riscosso dai comunisti italiani, specialmente negli ambienti intellettuali alla moda, è sempre stato il fatto che essi si siano presentati come i campioni delle lotte più avanzate per la libertà e il progresso dei popoli del « terzo mondo »: presunzione di coraggiosa apertura verso uno dei problemi più scottanti del mondo contemporaneo, che non è stata lesa neppure quando le note vicende dell'Europa centro-orientale nel 1956 provarono ad usura che il comunismo era contro la causa della libertà anche là dove affermava di averla già pienanzente realizzata. E che dire dell'atteggiamento comunista verso dittatori della stregua di un Nasser e del suo criminoso disegno di genocidio del popolo ebraico? Come sempre, si sono inestricabilmente fusi nelle prese di posizione comuniste vecchi motivi liberali e radicali, propri alle più antiche e nobili tradizioni della democrazia europea, e nuovi motivi di speculazione antioccidentale, di cui il livore e la malafede erano le chiare scaturigini. È, tuttavia, possibile affermare che, con i loro commenti alle gesta recenti di Sukarno, i comunisti hanno largamente oltrepassato ogni limite precedentemente raggiunto. Le rivendicazioni indonesiane ai danni della Federazione Malese sono troppo note nella loro infondatezza storica e politica per poter essere discusse. In un'area vastissima, tra popolazioni per le quali gli accanin1enti nazionalistici sono la cosa di cui meno si possa sentire il bisogno, con una situazione interna grave se non precaria, con una economia di cui dire che è traballante è dir poco, Sukarno ha impostato una politica di espansione indiscriminata, lesiva di tutti i rapporti e le situazioni vigenti nell'Asia sud-orientale. Lo fa, evidentemente, nella speranza di impedire così che giungano al pettine i nodi delle difficoltà interne da cui è assillato: lo si può capire. Ciò che non si può né capire né, tanto meno, giustificare è la inqualificabile leggerezza con la quale, pur di realizzare i suoi disegni, egli non si perita di attentare alla pace del mondo in uno dei settori più pericolosi per ess.a; basti pensare al ritiro dell'Indonesia dall'ONU, nel quale scorgere qualcosa di più del ricatto e dell'azzardo politico è veramente impresa disperata. Dev'essere, infatti, ben chiaro che, se Nasser è un Hitler in trentaduesimo, Sukarno è un· Mussolini in sedicesimo e che è una vera fortuna per il mondo che questi capi di stato non abbiano dietro di sé la forza di paesi come l'Italia o (dio guardi) la Germania. I comunisti italiani sono stati, invece, decisamente per Sukarno. Chi ha letto l'« Unità» nei giorni in cui venne annunciato che l'Indonesia si ritirava dall'ONU e nei giorni seguenti, in cui l'Inghilterra, nel rispetto di impegni precisi del Commonwealth e (si aggiunga) a prò della pace mondiale, accorse 45 BibliotecaGino Bianco
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