Adolfo Battaglia troprova che non si sentivano di andare oltre la concezione « dorotea » di un presidente eletto in virtù degli interessi di' potere del partito cattolico. Così anche Nenni cadde; non senza che i socialisti commettessero, tuttavia, altri due errori. Il primo fu quello di prospettare ai capi dorotei la possibilità del cedimento delle sinistre su Pastore, candidatura, come si è cercato di chiarire, che sarebbe stata di mero compromesso e quindi avrebbe lasciato sostanzialmente intatta la posizione dei dorotei. Qui solo la fermezza di Saragat e la dura risposta di La Malfa ai capi dc evitarono quella che sarebbe stata in sostanza una sconfitta politica delle sinistre ( « il problen1a non è Pastore: il problema è che non vogliamo un democristiano », disse in sostanza La Malfa a Rumor e Zaccagnini la mattina del 24 dicembre, quando il problema fu affrontato). Il secondo errore fu poi di continuare a mantenere ferma la candidatura Nenni anche contro Saragat, e ciò per ben tre giorni {dal 26 al 29 dicem1,re) e tre scrutini (dal diciottesimo al ventesimo): laddove il rovesciamento immediato dei voti socialisti sul leader socialdemocratico - che aveva ripresentata la sua candidatura il 26, con l'appoggio di Moro - non solo avrebbe trascinato i voti comunisti, non solo avrebbe abbreviato di tre giorni la vicenda e ridotto la sensazione d'impotenza che il paese ne traeva, ma avrebbe anche accentuato la sconfitta dorotea rappresentata dall'elezione di Saragat. Le trattative che Saragat prese in mano personalmente il 27, colloquiando con Nenni e con Longo, servirono a sgombrare il terreno dagli , equivoci e a trovare la formula del voto comunista sulla base del ·suggerimento di La Malfa di una convergenza autonoma dei voti di varie parti politiche sulla persona del leader socialdemocratico. Ma le trattative erano ormai relativamente facili a concludere (e infatti non presentarono grandi difficoltà). Esse erano state in effetti preparate e rese mature da tre fallimenti: quello della candidatura dorotea, quello della candidatura fanfaniana, quello della candidatura socialista. Che erano appunto il fallimento di tre cc;>ncezioni troppo anguste degli sviluppi della vita politica italiana. Perché dunque la linea vincente della sinistra non è stata né quella comunista di Ingrao, né quella socialista, ma quella democratico-laica proposta e sostenuta da La Malfa? Forse per una ragione molto semplice, che occorre spiegare meglio di quanto non sia stato finora: perché non si può battere la DC sulla base ristretta dell'alternativa socialista, né tanto meno sulla base della confusione ideotogica e politica del dialogo cattolico-comunista, ma soltap.to sulla base della più ampia prospettiva dell'unione delle forze laiche. ,, 40 BibliotecaGino Bianco
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