Vincitori e vinti fani. Tutte cose solidamente stabilite, e circa le quali il PCI, per quanto Fanfani parli amabilmente in privato, non conta né punto né poco. Non è il caso qui naturalmente di rifare un lungo discorso sulla posizione del leader cattolico. Alcune osservazioni interessanti ha fatto Umberto Segre sull' « Astrolabio » illustrando il valore politico di quella « combattività » di cui l'esponente dc sembra così dotato e che forse renderà Fanfani del tutto congeniale al partito quando questo dovesse rispondere all'aperta « sfida » dei laici. Comunque, è oggi pressoché unanime l'opinione che il fanfanismo non costituisca un fatto autenticamente progressista, cioè non sia un fenomeno politico nato e cresciuto sotto segno inequivocabilmente democratico (benché democraticament~ possa giuocare o possa essere utilizzato, come è naturale). Non a caso Fanfani ha sempre evitato impegni politici rigidi in un senso o nell'altro; non a caso egli ha finora sempre rifiutato un accordo con le sinistre dc, limitandosi a strumentalizzarle quando i suoi rapporti con i dorotei erano più tesi; non a caso, infine, la sua maggioranza presidenziale doveva nascere sulla base di quella teoria della « compensazione », maliziosamente svelata da Scelba, per cui i fascisti erano compensati dai comunisti, i monarchici dai social-proletari di Vecchietti, e gli scelbiani dai sindacalisti democristiani, lasciando il presidente Fanfani unico e solo a non essere compensato da nessuno. La verità è purtroppo che la dottrina della « reversibilità », svincolata dal suo riferimento immediato al centro-sinistra, costituisce il vero supporto ideologico di Fanfani, e che la sua opposizione ai dorotei si fonda molto più su ragioni personali, di potere e di gruppo, di quanto non si fondi (al di là di alcune accentuazioni programmatiche, o di polemiche esigenze di « accelerazione », che in politica non hanno mai contato molto) su una opposizione sostanziale di disegno storico-ideologico: che per l'uno e per gli altri è in definitiva il primato del partito cattolico, l'uso e la conservazione del potere, l'egemonizzazione e la strumentalizzazione degli alleati, la tendenza integralistica alla coincidenza finale fra partito e società. Che una parte del PCI sia stata disposta a dare un contributo effettivo alla realizzazione di questo disegno - effettivo nella rilevante misura in cui Fanfani credeva a una soluzione « presidenziale » della. nostra crisi politica o istituzionale - è per noi un segno di quell'irreparabile dottrinarismo che finisce di stravolgere il « realismo » cui i comunisti sempre si richiamano, e che poi è molto spesso, semplicemente, ignoranza e incomprensione della politica come dimensione autonoma e autonomo valore. Comunque, non è davvero il caso di piangere sopra il cattivo pasticcio che il PCI ha sfornato in questa 31 BibliotecaGino Bianco
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