Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Politica della congiuntura e politica di sviluppo anticongiunturale di tutti i paesi ha sempre avuto come primo obiettivo quello di sostenere il tasso di sviluppo, ricorrendo solo in casi estremi alla compressione della domanda globale. Si dirà che le condizioni del1' economia italiana rappresentavano per l'appunto uno di quei casi estremi in cui era necessario intervenire per evitare conseguenze irreparabili; ma, in verità, non sembra di poter dire che le condizioni dell'economia italiana fossero tali da poter essere qualificate di emergenza. Anche nel marzo del 1964, quando il passivo della bilancia commerciale raggiunse il suo apice e le riserve toccarono il livello minimo, la posizione netta valutaria del paese registrava sempre un attivo di quasi 1500 miliardi di lire, st1fficienti a finanziare da soli quattro mesi di importazioni al ritmo del 1963 e a colmare il deficit della bilancia dei pagamenti, sempre a quel ritmo, per tre anni consecutivi. Non si sarebbe, quindi, potuta escludere a priori la possibilità di seguire una politica meno restrittiva, che desse maggiore priorità agli obiettivi dello sviluppo e dell'occupazione. Nel breve periodo, il disavanzo commerciale avrebbe potuto essere accettato come male transitorio, e le riserve accumulate negli anni precedenti avrebbero potuto essere utilizzate per la loro funzione specifica, che non è di giacere inoperose come crediti destinati a non essere riscossi mai, bensì di essere spese per finanziare le importazioni negli anni di disavanzo commerciale. Al tempo stesso, i crediti prontarnente assicurati al paese dal mercato internazionale nella misura di un miliardo di dollari, e che in un momento successivo, se ve ne fosse stato bisogno, avrebbero potuto essere anche ampliati, potevano svolgere la funzione di difendere la quotazione della lira dalle manovre speculative. Si sarebbe in tal modo potuta evitare la contrazione delle importazioni attraverso la stretta creditizia e la riduzione nel volume della produzione. Ovviamente, una manovra simile non avrebbe potuto essere protratta all'infinito; avrebbe potuto durare uno o due anni al massimo. Essa avrebbe, quindi, avuto senso solo se questo tempo « preso a prestito » fosse stato utilizzato per procedere ad un risanamento di fondo della situazione. Si sarebbe, quindi, dovuto affrontare immediatamente la situazione, procedere ad un riassetto dei settori che maggiormente hanno messo in crisi la nostra bilancia dei pagamenti (che sono i settori agricolo-alimentari) e stimolare opportun~ riammodernamenti nell'industria in modo da svilupparé più velocemente le esportazioni. Poiché attualmente la strozzatura allo sviluppo del paese è rappresentata dalla bilancia dei pagamenti, è su questa che gli sforzi andrebbero concentrati. Seguendo questa via, lo squilibrio di carattere monetario sarebbe stato assai più spinto, l'inflazione si sarebbe protratta più a lungo e avremmo assistito ad un assottigliarsi molto 21 Bibl-iotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==