Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Politica della congiuntura e politica di sviluppo liberalizzazione degli scambi era ovviamente impossibile. Si poneva, quindi, un problema di scelta fra due impostazioni largamente diverse. Si poteva adottare una visione tradizionalista, ponendo al primo posto nell'ordine delle priorità l'equilibrio monetario e il pareggio nella bilancia dei pagamenti, sacrificando a questo obiettivo il mantenimento di un elevato livello di produzione e di sviluppo; oppure si poteva adottare una visione meno ortodossa, e porre al primo posto l'obiettivo dell'occupazione e dello sviluppo, a questi sacrificando l'equilibrio dei prezzi e degli scambi con l'estero. Ciascuna di queste soluzioni avrebbe ovviamente comportato un costo; ma un costo avrebbe pur dovuto essere sopportato, dal momento che l'equilibrio dell'economia si era ormai rotto. Quale l'atteggiamento del governo italiano? In un primo momento, e precisamente per tutto il 1962 e per una buona metà del 1963, è sembrato che le autorità monetarie volessero seguire la seconda via e sostenere l'espansione dell'economia, finanziando mediante più generose concessioni di credito gli investimenti aziendali resi difficili dall'aumento repentino dei salari. Se questo atteggiamento iniziale fosse dovuto, come alcuni hanno suggerito, a volontà deliberata di seguire una politica economica coraggiosa, o sia da attribuirsi, come altri ritengono, a incertezza politica nel prendere provvedimenti di qualsiasi natura, non sapremmo dire. Certo è che una semplice manovra di espansione del credito, non sostenuta da correttivi collaterali, non poteva sostenersi a lungo. Cosicché, superate le incertezze, nell'autunno del 1963, le autorità, con una brusca inversione di marcia, si risolsero a imboccare decisamente la via tradizionale, salvaguardando a qualsiasi costo l'equilibrio monetario e l'equilibrio degli scambi con l'estero. Vedremo fra breve entro che limiti questa soluzione possa considerarsi giustificata, data l'impostazione generale della politica economica del paese e la situazione specifica del momento. Quel che è certo, e di cui alle autorità monetarie va dato atto, è che, da quel momento in poi, la manovra è stata condotta con tecnica impeccabile; l'obiettivo di contenere l'aumento dei prezzi e delle importazioni è stato preso di petto e perseguito mediante un'azione di compressione diretta della domanda globale, al fine di ridurre drasticamente la domanda interna. I primi provvedimenti, e i più efficaci, sono stati quelli di carattere monetario; nell'ultimo trimestre del 1963 si decise ·per una bruscà contrazione del credito bancario; seguirono a più riprese (nel febbraio, nell'aprile e nell'agosto del 1964) altri provvedimenti di carattere secondario diretti sempre a comprimere la domanda interna (principalmente aumenti di alcune imposte indirette, su autoveicoli, natanti, benzina). Gli effetti di questa politica non hanno tardato a farsi sentire sotto 19 Biblioteca Gino • 1anco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==