Politica della congiuntura e politica di sviluppo La politica anticongiunturale. I termini del problema sono ormai chiari. La crisi dinanzi a cui le autorità del paese si sono venute a trovare non è una crisi di carattere occasionale, dovuta a disordini monetari o a una pressione occasionale dei salari; essa è, invece, una crisi di carattere strutturale che va riconnessa al passaggio da una economia di disoccupazione o sottoccupazione ad una economia di piena occupazione. Cerchiamo di analizzare questa situazione. Ogni economia in via di sviluppo deve superare due ostacoli fondamentali: il primo è costituito dalla necessità di contenere i consumi per fare posto ad un adeguato ammontare di investimenti; il secondo dalla necessità di portare in equilibrio la bilancia dei pagamenti ad un livello di importazioni sufficiente a sostenere il tasso di sviluppo consentito dal risparmio interno. A torto si ritiene usualmente che l'unico ostacolo all'accumulazione sia rappresentato dalla pressione dei consumi; il problema della bilancia dei pagamenti non è meno spinoso, e può essere assai più vincolante; infatti, l'accrescimento regolare delle importazioni di determinati prodotti può rappresentare un'esigenza inderogabile per il mantenimento del tasso di sviluppo, mentre l'accrescimento delle esportazioni dipende unicamente dalle capacità di assorbimento dei mercati esteri e può procedere ad un ritmo assai più lento del necessario. In altri termini, si potrebbe dire che un paese deve poter esportare in misura sufficiente per essere messo in grado di risparmiare e investire nella misura che i risparmi gli consentono. Il miracolo italiano è consistito proprio nell'avere trovato per un intero decennio soluzione simultanea ad ambedue i problemi. L'andamento dei salari, contenuto al disotto dell'aumento della produttività, ha consentito di ridurre progressivamente l'incidenza dei consumi, dal 79,2% delle risorse disponibili nel 1951 al 74,3% nel 1961; nello stesso tempo l'accrescimento delle esportazioni ha consentito di espandere le importazioni nella misura necessaria ad alimentare lo sviluppo della produzione. Dei due vincoli allo sviluppo, il secondo, quello della bilancia dei pagamenti, è stato il più restrittivo per la prima metà del decennio·: fino al 1956-57, infatti, la bilancia dei pagamenti è stata passiva e per utilizzare interamente la capacità di investimento si è- dovuto attingere a riserve valutarie; a partire dal 1958, la situazione si è capovolta e la capacità di importazione non è stata utilizzata per intero, dando luogo all'accumulazione di riserve cospicue. Bruscamente, negli ultimi due anni, la situazione si è nuovame11te modificata, ricordandoci che 17 Bib.liotecaGino Bianco
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