Politica della congiuntura e politica di sviluppo zione dei profitti aziendali ha ridotto e in parte annullato le possibilità di autofinanziamento, impedendo lo sviluppo degli investimenti al ritmo consueto. Tanto meno può destare meraviglia l'aumento dei prezzi; nessun sistema economico, come ha fatto opportunamente rilevare il Governatore Carli, avrebbe potuto assorbire senza scosse un aumento salariale e una redist~ibuzione dei redditi così violenta, e così concentrata nel tempo, come quella che si è verificata fra la metà del 1962 e la fine del 1963; è perfettamente normale che, indipendentemente da squilibri quantitativi fra la domanda e l'offerta, le imprese abbiano tentato di reagire alla contrazione dei profitti aziendali e di recuperare attraverso l'aumento dei prezzi almeno parte di quello che perdevano a causa dell'aumento dei salari; ed è altrettanto normale che esse abbiano tentato, finché questo è stato loro possibile, di sopperire all'inaridirsi delle fonti d,i autofinanziamento ricorrendo in misura maggiore ai finanziamenti esterni, contribuendo così ad allargare la circolazione creditizia e finanziando anche per questa via la spinta inflazionistica. Fin qui, dunque, tutti i fenomeni riscontrati rientrano nella logica normale delle cose. Attenzione maggiore si deve, invece, dedicare al repentino passivo della bilancia dei pagamenti. Considerando le cose sotto un profilo più generale, il pass,ivo della bilancia commerciale potrebbe anche giustificarsi. Tutte le volte in cui si verifica uno spostamento brusco nella domanda interna, o un subitaneo aumento di essa in tutti i settori, non è detto che l'offerta possa adeguarsi con altrettanta prontezza; in un'economia aperta, la rigidità dell'offerta interna si traduce automaticamente in aumento di importazioni, mentre nessun meccanismo altrettanto automatico può assicurare un aumento parallelo delle esportazioni. Nel nostro caso, tuttavia, l'aumento repentino della domanda di beni di consumo ha provocato reazioni assai diverse da settore a settore. Le punte maggiori della domanda si sono· avute in due settori, quello dei prodotti alimentari (la spesa per carni è cresciuta nel 1963 del 23%, quella per oli e grassi del 28%) e in quello dei beni durevoli (la spesa per articoli di uso domestico è cresciuta del 273/6, quella per autoveicoli addirittura del 66 % ). Senonché, mentre nel settore dei beni non alimentari l'offerta si è mostrata elastica e in grado 1 di rispondere alle accr~- sciute esigenze del consumo, senza sacrificare le esportazioni e provocando aumenti dei prezzji minimi o nulli, nel settore dei prodotti alimentari !~offerta si è mostrata assolutamente rigida e la maggior domanda si è tradotta in forti aumenti dei prezzi (10,6% per le carni, 19,4% per gli oli e grassi) e in forti aumenti delle importazioni. Se la bilancia commerciale nel 1963 è precipitata in un passivo di oltre mille miliardi 15 BibliotecaGino Bianco
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