Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Politica della congiuntura e politica di sviluppo zione fosse pienamente utilizzato. È, quindi, da escludere che sia stata la piena occupazione delle installazioni produttive a determinare la crisi. Il mercato nel quale si stavano per toccare livelli di piena occupazione è, invece, il mercato del lavoro; e da questo mercato trae origine la storia della crisi italiana. Nel corso del decennio 1951-1962, come risulta chiaramente da dati contenuti nella Relazione della Banca d'Italia per l'anno 1962, le remunerazioni del lavoro, pur crescendo velocemente, non avevano tenuto il passo con gli incrementi di produttività del lavoro. Nell'insieme dell'industria manifatturiera, posto il 1953 eguale a 100, l'indice della produttività oraria del lavoro aveva raggiunto nel 1961 il livello 184, mentre l'indice dei salari sfiorava appena il livello 147. L'anno 1962 segna per la prima volta un rovesciamento di tendenza e un aumento dei salari maggiore dell'aumento di produttività. Il rovesciamento di tendenza non sopraggiunse inatteso; esso era stato preparato da uno slittamento salariale che durava ormai da alcuni anni e che in alcuni settori aveva raggiunto punte non indifferenti. Spinte dalla scarsità di manodopera, le imprese offrivano, sotto le forme più svariate, salari di fatto superiori a quelli contrattuali; si calcola che nel 1960, nel triangolo industriale, il salario medio di fatto superasse del 50% il salario co•ntrattuale, e in alcuni settori, come il chimico e il metalmeccanico, tale divario era ancora maggiore. Nell'anno 1962, attraverso una contesa sindacale fattasi repentinamente più aspra, il livello dei salari contrattuali compie un rapido balzo in avanti, tale da produrre un riaccostamento dei salari contrattuali a quelli di fatto. In quell'anno, l'aumento dei salari supera largamente gli aun1enti di produttività, anche se è insufficiente a far riguadagnare ai salari il terreno perduto nel corso del decennio. L'indice Istat dei salari nell'industria ( 1938 == 1) che alla fine del 1961 era a livello 104, cresce con ritmo improvvisamente accelerato a partire dal gennaio 1962 fino a toccare il livello 113 alla fine del 1962 e prosegue con aumenti anche maggiori nel corso del 1963. Per la prima volta, l'industria italiana si trova di fronte ad una riduzione nel tasso dei profitti, e tenta di porvi rimedio facendo ricorso ad aumenti di prezzo. In tal modo, l'aumento dei salari si trasmette rapidamente al mercato dei beni di consumo causando aumenti cli prezzo specie nei generi alimentari e nei beni di consumo durevoli; verso la fine dell'anno, si manifestano le prime tensioni nei prezzi all'ingrosso dei beni di investimento. La bilancia comn1erciale che nel 1962 si era chiusa con un saldo attivo di 111 miliardi, si chiude al termine del 1962 con un modesto passivo (53 miliardi); la bilancia dei pagamenti è tuttavia ancora attiva per 186 m~liardi. 13 Bibl'ioteca Gino Bianco

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