Umberto Caldora subitaneo di bisogni materiali e le sue idealità nella religione e nella famiglia, rudamente intese. Per quanto coraggio (e n'ebbe!) e dignità voglia conferirsi alla sua sollevazione nel gennaio 1799, non si possono perdere di vista certi elementi intrinseci: l'emotività della plebe; l'opera allarmistica ed interessata di ambienti conservatori ed ecclesiastici; lo stato di « anarchia» della città, priva di un'autorevole ed efficiente direzione; il miraggio del saccheggio e di altri illeciti profitti; la stessa paura dei Francesi, oggetto che faceva dire a Ferdinando IV: « Io non so cosa sia, ma la sola idea dei Francesi per la gente nostra fa più timore che l'eruzione e la lava del Vesuvio». Sono elementi che, con altri, ricompaiono in gran parte nel furore della reazione. Lo stesso card. Ruffo - certo persona non sospetta - così scriveva al re in una lettera del 28-6-1799: << La Maestà Vostra crede, che il popolo sia il difensore del Trono, ed io ho mostrato di crederlo, ma non ne sono persuaso. Qualunque partito gli è eguale, purché possa rubare. Ora si stanno segnando le case de' realisti per poterle saccheggiare, se ritornassero, come alcuni si lusingano, i repubblicani. Intanto fuggirono col bottino circa 6000 uomini de' miei, e tuttavia si sono andati ritirando per lo stesso motivo. I fucilieri di montagna si ridussero a 250 ed anche alcuni individui delle truppe di de Settis se ne andarono in Calabria nel modo medesimo. In una parola vedevo disertare tutta l'Armata, fenomeno che ho conosciuto a Crotone, a Cosenza, a Paola, ad Altamura, dove si è dovuto permettere il sacco ». Ed in un « Tableau de notre présente situation politique » (Arch. di Stato di Napoli, Arch. Borbone, f. 240, c« 2-6) si legge: « •.. il f aut avouer pour la verité et à notre honte que tout le Royaume de Naples, toutes les Provinces, ont été democratisées sans forces en,nemies, sans troupes aucunes, par la seule impulsion de la Capitale, et d'un abbatenzerit, lacheté, crainte qui les a fait suivre l'exemple de la Capitale ... lacheté à ne rien, faire à s'y opposer par le meme principe de se laisser aller au moindre espoir, nul homme de courage qui anime, parle, appelle ». Quanto al concetto costituzionale di « popolo», che il Ricci deduce con un sillogismo, è noto che la Costituzione napoletana fu redatta - al pari di quelle di tutte le altre repubbliche italiane - sul testo francese dell'anno III, considerato come il risultato di un'esperienza positiva, la più valida e la più concreta per rinnovare le strutture statali. La Costituzione francese stabiliva per la « cittadinanza attiva» anche la condizione di censo, mentre era a tutti riconosciuta (quindi, anche al <<popolo» del Ricci) la « cittadinanza passiva» nel godimento dei diritti civili. Certo questa limitazione - accolta in tutta Italia, cioè anche in regioni più progredite del Mezzogiorno, malgrado le opposizioni degli estremisti come Vincenzio Russo - precludeva l'esercizio elettorale a larghi strati popolari, ma teneva giustamente conto, almeno all'inizio del nuovo regime democratico, della loro arretratezza civile e politica: certi strumenti - lo avvertiamo persino ai nostri giorni - diventano pericolosi nelle mani di chi non sa farne cosciente e meditato uso. Indubbiamente, l'azione legislativa, specie in campo sociale, della Repubblica fu lenta e difficile; ma, nel giudicarla, non sono da trascurare importanti 124 Bi lioteca Gino Bianco
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