Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Recensioni bastimenti da guerra che avrebbero dovuto seguirlo in Sicilia; il 23 si recarono da lui, in mare, le deputazioni ed egli ricevé a bordo il card. Capece Zurlo (al quale fece una « predica » senza troppe illusioni, « la corruzione, e seduzione, da per tutto essendo giunte all'ultimo grado»); infine, lo stesso giorno, al calar del sole, partì per Palermo con la scorta dei vascelli « Sannita» ed « Archimede ». Ma dove, a nostro avviso, il Ricci è proprio fuori della storia è nel suo voler inserire e rappresentare, nella vicenda politica, il « popolo » come forza rivoluzionaria, interprete di una cosciente opposizione e addirittura capace di esprimere, sia pure per differenti aspetti, la « medesima esigenza di libertà e di dignità nazionale» (sic!) del gruppo giacobino: proposito molto ardito, che lo spinge ad aspre ed intemperate critiche verso la Repubblica, la quale pur vantava, fra i suoi sostenitori, il fior fiore del patriottismo e della cultura meridionale. È una maniera incautamente superficiale di vedere la storia, per la soverchia e stimolante prevalenza di predisposti diagrammi mentali e di analisi unilaterali, per cui, anziché obiettivarlo, si restringe e distorce in modo irriflessivo il dato storico. Forse il Ricci non ha tenuto conto del fatto che certe istanze radicali di tipo buonarrotiano già allora rappresentavano piuttosto princìpi astratti, uto·pistici, di democrazia sociale che un'efficiente aderenza o serena comprensione della realtà storica; ci sembra, dunque, paradossale utilizzarle - e in base a schemi politici del nostro tempo - come un attuale ed acconcio termine di git1dizio degli avvenimenti napoletani del 1799. Una replica puntuale degli argomenti ci porterebbe troppo lontano. Ci limitiamo, quindi, ad alcune osservazioni più importanti. Per quanto ricchissima, ma quasi tutta rivolta alla cronaca ed ai personaggi, la bibliografia relativa al 1799 non ci offre ancora, purtroppo, uno studio di carattere sociale che ci consenta un'introspezione dell'ambiente attraverso dati concreti ed organici. Nondimeno, essa porge nel complesso utili elementi per conoscere almeno la psicologia popolare; e da essi, invero, con tutta la buona volontà, non solo non è possibile trarre quell'immagine ottimistica del popolo affermata dal Ricci, ma neppure la generale «paura» per il popolo, paura alla quale - secondo il Ricci - « si aggiungeva il disprezzo e addirittura una fisica repellenza che assumeva caratteri di discriminazione razziale » ! La Repubblica Napoletana, con tutte le sue deficienze e con tutta la sua moderazione (anche rispetto a tesi rivoluzionarie più radicali), rappresentava certamente un notevole avanzamento, un'innovazione concreta sul terreno della democrazia, comunque preferibile all'ass9lutismo monarchico che nulla poteva assicurare proprio alle classi popolari. Se il popolo avesse avuto una minima sensibilità politica, non avrebbe potuto e dovuto sentirsi « estraneo » ad un regime che gli offriva notevoli vantaggi; ed in alcune province (si osservi la Basilicata), questa pro,spettiva lo spinse, infatti, ad un'immediata, ma temporanea, adesione al moto repubblicano. Ben lontano da nozioni di « libertà» e di « dignità nazionale», che nessuno mai aveva sollecitato in lui, il popolo identificava i suoi interessi nel solo appagamento 123 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==