Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Recensioni che scavalca le élites tradizionali del potere, viene inoltre ad accentuare un carattere tipico delle Comunità Europee. e che ne costituisce la più interessante novità. Giustamente rileva !'Olivi nell'ultimo capitolo del suo lavoro come vi sia « nella Comunità internazionale una tendenza assai netta al ' pluralismo funzionale', di cui è prova il fiorire di un gran numero di organizzazioni speciali apolitiche, dominate dal pragmatismo tecnico-funzionale», al punto da far parlare di « un inizio di disintegrazione degli stati » cui però non corrisponde « un'organica cristallizzazione sul piano 'superstatale' dove [le competenze delegate] dovrebbero essere reintegrate: con il risultato che i poteri delegati (che, in teoria, nella comunità nazionale dovrebbero ricevere un'organizzazione razionale, e quindi un esercizio ed un controllo di dimensioni umane) sfu,ggono per sempre alla percezione e all'adesione dei singoli». La novità delle Comunità Europee consiste proprio nel fatto che esse non soggiacciono a questa tendenza, in quanto le loro capacità legislative possono « indirizzarsi direttamente agli individui, senza l'intermediazione del potere statuale ». Proprio sotto questo profilo il ricorso all'opinione europea, cui la presenza del gollismo in Francia costringe gli uomini come Monnet, può, al limite, rivelarsi un fattore capace di esaltare l'originalità delle Comunità Europee rispetto agli organismi « dominati dal pragmatismo tecnico-funzionale ». La « reintegrazione delle funzioni statali su un piano più elevato» sembra, infatti, tendere ad estendersi, col ricorso all'opinione, dal campo dell'azione legislativa a quello della legittimazione politica del potere, direttamente mutuata dagli individui e dal corpo sociale, senza la mediazione dei poteri statuali, che resta indispensabile, sul piano giuridico, per la formazione della volontà comunitaria, tuttora limitata ed ancorata al carattere negoziale. GIUSEPPE SAcco· Sanfedisti di ieri e populisti di oggi Soprattutto tra la fine dell'800 ed i primi lustri del nostro secolo, l'attività della Società Napoletana di Storia Patria fu caratterizzata da un fervore di scrupolose ricerche e di attenta pubblicazione dei documenti validi a lumeggiare la storia meridionale. In quel periodo - e prf:cisamente a partire dal 1899, centenario della Repubblica Napoletana - cominciò ad essere pubblicato, a fascicoli indipendenti, con propria paginazione, nell' « Archivio storico per le province napoletane», il ben noto Diario napoletano (1798-1825) di Carlo De Nicola: una testimonianza di grande interesse ed utilità. Ma il tempo ed il sistema di stampa hanno reso ormai assai rara questa prima edizione, curata dal De Blasiis. L'iniziativa dell'editore Giordano di ristamparlo, ed in buona veste tipografica, è dunque assai lodevole; e, peraltro, ci 121 Bi ·1iotecaGino Bianco

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