Recensioni del comportamento collettivo, ma onesto sforzo di ricostruzione del profilo e della storia personale, del travaglio e dell'elaborazione ideologica dei principali protagonisti del dramma europeo di questi anni. D'altra parte, il libro di Olivi, cui è andato il Premio Adriano Olivetti 1964, non è soltanto una raccolta di biografie parallele che illustrino la storia ed i termini presenti della polemica federalista, per cui Altiero Spinelli si oppone ad Henry Brugrnans; o che chiariscano la funzione - e l'evoluzione di essa e della sua concezione - degli uomini come Jean Monnet e Walter Hallstein, che hanno dato e alimentato la vita del « quadrato europeo », delle istituzioni comunitarie, col cui successo e con i cui sviluppi non può non fare i conti ogni volontà politica che si manifesti nel quadro internazionale, e che costituiscono l'unico ostacolo che sia apparso - almeno finora - veramente invalicabile ad ogni azione tendente a vanificare o ad egemonizzare il movimento verso l'unificazione del continente. Il lavoro di Bino Olivi non è soltanto questo, perché la quinta - ed ultima - personalità il cui « profilo europeo» viene tratteggiato nel libro, vale a dire la personalità di De Gaulle, non può in alcun modo essere considerata parallela rispetto alle altre, a quelle di Spinelli e di Brugmans, di Monnet e di Hallstein; perché, non appena ci si ponga ad esaminare la personalità e la politica del capo dello stato francese, e l' « impatto >> della sua azione sulla vicenda europea, il discorso si fa rapidamente ed inevitabilmente più ampio e complesso, ma anche più ravvicinato, immediato e polemico. Ci si può domandare se sia stato saggio, da parte dell'Olivi, affrontare nel suo lavoro il tema del rapporto tra De Gaulle e l'Europa. È, infatti, questo un tema che non poteva non rivelarsi distruttivo nei confronti dello schema iniziale del libro che l'Olivi aveva in animo di scrivere (esso si intitolava, originariamente: Federalisti e Co1nunità europea) e che, introducendo una nuova tematica ed una nuova angolazione visiva, può far apparire secondario, al lettore che si faccia deviare dall'importanza e dalla terribile carica passionale della polemica gollismo-antigollismo, un altro punto di grande interesse. Si chiede, infatti, l'Olivi: « cosa rappresenta J ean Monnet oggi, nella congiuntura europea attuale, e chi è Jean Monnet tra gli uomini politici e le diplomazie che discorrono d'Europa dentro e fuori le Comunità?». La costante delle idee di Monnet è sempre stata un certo distacco dall'opinione, anche per una naturale riluttanza ad affrontare i dibattiti ideologici in termini emozionali e, soprattutto, a causa del permanente rifiuto ad atteggiarsi come leader, ed a richiedere di conseguenza la personalizzazione ideologica; c'è, anzi, in lui, una tendenza a servirsi dei leaders, ad esercitare, « insomma, la caratteristica ' ispirazione' ». · Pure, e l'Olivi rion manca di rilevarlo, c'è un'evoluzione recente della posizione di Monnet. Di fronte alla presenza ed all'azione gollista in Francia ed in Europa, Jean Monnet, « uomo di potere, abituato da decenni a partecipare alla formazione e alla gestione delle decisioni, si trova oggi costretto a rinunciarvi. La sua azione si sviluppa, quindi, in forme nuove. L'inspirateur sembra ricercare più da vicino il contatto con l'opinione europea ..., ribadendo la propria 119 BibliotecaGino Bianco
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