Marisa Càssola - Giuseppe Sacco popolare, e per di più ha inserito nella narrazione le confessioni liriche della protagonista. In questo mojltiplicarsi di prospèttive la ricerca espressiva di Bevilacqua ha raggiunto risultati efficaci; e spesso egli ha riprodotto il linguaggio della strada non valendosi di una semplice trascrizione, ma dandoci la trasposizione letteraria di certi modi dialettali. « Si fa presto a dire: è una slandra, una donna da rifiuti. Ti mettono la croce addosso, e addio, poi fanno le orecchie del sordo ... Questa è la cristiana carità, questo il volersi bene da fratelli»; oppure: « L'Irene Corsini detta Califfa quello che ha dentro ce l'ha in faccia, e costi quel che costi». Come si vede, lo scrittore ha cercato di calarsi nell'animo del personaggio non solo riproducendone i caratteristici modi espressivi, ma anche esprimendone le riflessioni, le intime ribellioni. Peccato che l'impeto appassionato di questi sfoghi della Califfa sia spesso soverchiato dai propositi oratori dello scrittore, e che solo di rado egli riesca a separare la vicenda individuale della Califfa da quella di tutta una classe sociale diseredata e oppressa. Sicché il romanzo, più che un'opera di vera ispirazione, ci appare il risultato di una formula abile ed intelligente, priva di quella forza persuasiva che può scaturire solo dalla poesia. MARISA CASSOLA Da eurocrati ad europeisti Si vada alla ricerca del processo del Risorgimento e della unificazione italiana, o ci si dedichi a dipanare il nodo storico degli accadimenti e delle passioni, o moti popolari, che condussero alla federazione delle ex-colonie inglesi sul continente americano, c'è immancabilmente un momento in cui lo storico, colui che non vada semplicemente, magari per pregiudizio ideologico o fideistico, alla ricerca di sostegni per una tesi determinata in partenza, si trova di fronte alle personalità singole ed irripetibili dei protagonisti della vicenda. Come •rilevò Vittorio de Caprariis, a proposito della più recente ricerca sull'unificazione americana, « dopo un lungo détour, ecco che i Padri Fondatori, gli uomini, e non i loro interessi economici o la natura del loro patrimonio, tornano in primo piano». Ed a chi tenti - in un momento in cui più che mai oscure, incomprensibili ed inquietanti appaiono le grandi tendenze storiche, quelle che investono i popoli e le generazioni - di discernere le linee, solo in piccolissima parte già tracciate, di un destino europeo, il libro di Bino Olivi (Bino Olivi, L'Europa difficile, con un'introduzione di Roberto Ducci, Edizione di Comunità, Milano, 1964) offre, senza mediazioni, né détours, il dato singolare ed irripetibile delle personalità dei Padri fonda tori europei. Non l'analisi della psicologia di un gruppo sociologicamente identificato, distinto con un neologismo sottilmente venato d'ironia, come quello degli eurocrati, non analisi 118 Biblioteca Gino Bianco \
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==