Girolamo Cotroneo affermare che « se gli scienziati hanno il futuro_ nel sangue, la cultura tradizionale risponde auspicando che non ci sia il futuro» (p. 12). Il difetto di fondo della concezione dello Snow ci pare evidente: egli dimostra di non avere affatto compreso la differenza di indirizzo e di metodo delle due culture (l'essere quasi completamente digiuno di filoso,fia non gli è stato certo utile) e per questo le soluzioni da. lui prospettate per superare il conflitto, che si riducono poi ad un tentativo di piegare la cultura letteraria verso un indirizzo scientifico, sono a dir poco discutibili. Lo Snow prospetta due soluzioni, una nel primo saggio ed una nelle considerazioni successive: nella prima egli prende ad esempio la cultura sovietica, nella quale, a suo dire, « la frattura ( ...) non sembra essere co,sì larga come da noi» (p. 45). Infatti, egli scrive, « se si leggono i romanzi sovietici contemporanei_, ad esempio, si scopre che i loro autori possono presupporre nell'uditorio - come noi non possiamo - almeno un'idea rudimentale di ciò che sia in linea generale l'industria. La scienza pura non vi compare con frequenza ed essi non sembrano molto più fortunati con essa di quanto lo siano i letterati nostrani. I\tla gli ingegneri vi compaiono. Un ingegnere in un romanzo so·vietico è accettabile, così sembra, come lo è lo psichiatra in un ro,manzo americano» (pp. 45-46). Sulla ingenuità, per non dir altro, di questa soluzione n~n ci pare sia il caso di discutere: si potrebbe dire che se la soluzione è tutta qui, esempi non ne mancherebbero neppure nella cultura occidentale (si pensi, ad esempio, all'Homo Faber di Max Frisch, tanto per citare il primo libro che ci viene in mente), ma non ci pare sia il caso di insistere su un'argomentazione così inconsistente. Più interessante invece, anche se altrettanto inefficace, è il secondo tentativo del nostro autore e cioè la prospettiva, come pars media fra le prime due, di una terza cultura che è quella degli economisti, dei sociologi, degli storici della società, i quali, pur « mantenendosi quanto più è possibile in contatto con gli scienziati, hanno sentito la necessità di rivolgere la loro attenzione ai letterati, o più esattamente ad alcune manifestazioni della cultura letteraria nelle sue forme più estreme» (p. 71). No,n ci sogneremmo, certo di negare, e proprio dalle pagine di una rivista che in questo genere di studi è da dieci anni all'avanguardia, il valore di questo indirizzo, relativamente recente, della cultura contemporanea. Tuttavia, non ci pare che, restando nel tema caro allo Snow dell'antitesi fra le due culture, la sua presenza nel contesto della cultura moderna sposti minimamente i termini del conflitto, preteso o reale, fra scienza e letteratura: quest'ultimo indirizzo di studi si configura in maniera del tutto autonoma rispetto ai precedenti, anche se si può dire che mutui dalla scienza il rigore del metodo e dalla letteratura la forma dell'esposizione; ma esso non può costituire, come lascia intendere lo Snow, il tertiuni quid che media gli estremi, né può sostituire la cultura filosofico-letteraria, come il Nostro vorrebbe, la quale ha i suoi propri fini ed i suoi propri metodi. ' E ci sembra sia proprio questo ciò èhe il pur brillante polemista inglese ,, non abbia inteso: l'unità alla quale egli aspira non può realizzarsi alle 114 Biblioteca Gino Bianco \
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