Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Calogero l\tluscarà e dell'abbigliamento (110.000 posti di lavoro), de1 mobili e del legno (40.000), le alimentari (37.000), quelle della lavorazione dei minerali non metalliferi (27.000, esclusa sempre Venezia) che con la pro,duzione di Marghera hanno scarse relazioni. Quanto alle industrie meccaniche della regione, che hanno avuto recentemente un sensibilissimo sviluppo fino a raggruppare (escluse quelle elettriche) 76.000 posti di lavoro in tutto il Veneto e ben 67.000 se si escludono quelle della provincia di Venezia, i rapporti co·n Marghera non sono meno superficiali di quelli degli altri setto•ri industriali della regione. E intanto 26.000 sono i posti di lavoro in officine meccaniche, il cui sviluppo e la cua importanza attuale vanno messe in rapporto con le recenti vicende della motorizzazione. Gli altri 41.000 posti di lavoro si distribuiscono soprattutto tra industrie produttrici di macchine operatrici per l'agricoltura, pompe, valvolame e simili, e di carpenteria meccanica, forni, caldaie e apparecchi termici (elettrodomestici). Siamo in presenza, cioè, di categorie di industria che gli economisti chiamano « di montaggio », di industrie che, oltre ad essere caratterizzate dal montaggio, so·no caratterizzate dalla mancanza dei primi stadi dei processi manifatturieri. Tra la produzione di Marghera e quelle di questa « micro-industrializzazione » veneta resta, dunque, e ancora, uno jato, che è occupato da industrie intermedie non venete. Ma se non esiste coincidenza tra i settori produttivi e i processi tecnologici della zona industriale veneziana e l'economia regionale, no.n si può dire neppure che il complesso delle industrie di Marghera abbia funzionato indirettamente da « polo di sviluppo ». I pochi grossi stabilimenti che concentrano la maggior parte della mano d'opera, dei consumi, della produzione e dello spazio della nostra zona appartengono tutti alla Montecatini, alla Edison, allo Stato o al capitale svizzero. Pubblici sono oggi sia lo stabilimento dell'ILVA che la raffineria dell'IROM e, sia pure indirettamente, il ·cantiere Breda. La .Mo·ntecatini controlla i tre stabilimenti della Vetrococke, il cui capitale apparteneva inizialmente alla FIAT e possiede, inoltre, due altri stabilimenti di fertilizzanti, due per la lavorazione dell'alluminio (uno in partecipazione con la SAVA), quello della metallurgia dello zinco (Monteponi) e quello delle ceneri di pirite. Un quarto circa degli addetti di Marghera lavora in stabilimenti del gruppo. Poco diversa si stima l'occupazione negli stabilimenti della Edison, che, a Marghera, ne conta cinque. Di capitale svizzero è, infine, la SAVA,· grezza industria per la produzione dell'allumina e dell'alluminio. · ,, È vero che ben 4 dei 5 stabilimenti della Edison risalgono solo a 88 Bibliotecaginobianco I \ I ~-•

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