Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Pasquale Nonno fatte proprie solo con il pontificato di Giovanni XXIII -, i quali non tentano di porsi all'interno della società civile con1e grupp-o di pressione, ma mantengono un atteggiamento rigoro,samente p·astorale. Nessuno può sospettare che il Cardinale Liénart si atteggi diversamente nei confronti di un operaio cattolico o di uno comunista. L'atteggiamento della Chiesa francese nei confronti del travaglio e delle decisioni maturati all'interno della C.F.T.C. è stato, infatti, esemplare. La grande difficoltà è consistita, invece, nel rompere la radicata tradizione che ha visto il sindacalismo francese sempre strettamente legato alle ideologie ed ai p,artiti. Ma in questo proprio sta la portata rivoluzionaria della C.F.D.T.: l'avere respinto una dipendenza dall'ideologia cristiana no-n per avvicinarsi ad un'altra ideologia, ma per creare un movimento- sindacale disincagliato da ogni definizione, autonomo da ogni fede religiosa e politica, capace di produrre una sollecitazione unitaria presso tutti i lavo,ratori. L'ispirazione di fondo ad un « umanesimo cristiano » apparirà in maniera propria nell'impo 1stazione stessa del sindacato - che rifugge da interpretazioni settoriali -ed anguste. dei problemi della classe lavo:ratrice per inquadrarli in quello più ampio dello sviluppo della libertà -- come un richiamo al valore di fondo della dignità della persona umana. Tutto ciò è apparso ben chiaro nel di.scorso del segretario generale della confederazione, Eugène, Descamps: « Dovremo preoccuparci di difendere quanti non hanno potere di contestazione (le famiglie, i vecchi, gli emigrati) e dovremo preoccuparci che i vantaggi della produttività non vadano al consumo immediato dei privilegiati, ma agli investimenti sociali; dovremo essere una Confederazione, non un insieme di federazioni giustap·poste; e così mostreremo se siamo fedeli o meno alla nostra, ispirazione ». Gli applausi scroscianti dell'assemblea che hanno fatto· seguito a queste parole, hanno sottolineato che il congresso ha rappresentato il grande successo di Eugène Descamps. Si può dire, infatti, che il quarantatreenne leader sindacale, ex sguattero ed ex operaio tessile, abbia condotto con paziente continuità la sua battaglia all'interno della C.F.T.C. fin dal 1948, fin dalla uscita, cioè, dal sindacato unitario con i comunisti. È stata una vittoria della pazienza, innanzitutto. Quando si è portatori di idee che camminano con i terr1pi o addirittura li precorrono, bisogna avere la difficile virtù di attendere che esse maturino e si affermino lentamente, lavorando con umiltà, rifuggendo la tentazione di imporle ad ogni costo. Descamp•s ed i suoi amici hanno dato prova di possedere tale virtù. Mentre il loro gruppo dibatteva le nuove idee all'interno del sindacato, questo si andava arricchendo sempre più di quadri dirigenti giovani, moderni e soprattutto legati all'azione politica del sindacato, piuttosto che alla sua ideologia: avveniva nei fatti, lentamente., la trasformazione del sindacato secondo la ' linea di Descamps . . Intanto nel 1960 fu creata una « commissione di orientamento» con il / compito di elaborare le linee di una modifica .dello statuto confederale. Tale 50 Bibliotecaginobianco \ 6

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