Editoriale Domenica 20 dicembre, dopo sette votazioni del Parlamento che non avevano ancora dato luogo a una maggioranza capace di eleggere il Presidente della Repubblica, tutta la stampa moderata si è data da fare per diffondere nel paese un'atmosfera di insofferenza qualunquistica. Anche il direttore del « Corriere della Sera » - che pure è persona cauta e sorvegliata - denunciava, in tln sito editoriale, l'« indecoroso spettacolo delle lotte di fazione » e la « fiera dei puntigli e delle vanità ». E si pensi a ciò che ha potitto scrivere quel giorno Enrico Mattei su « La Nazione » e nei giorrii seguenti, con malcelata soddisfazione, il prof. Maranini sullo stesso « Corriere della Sera ». Si è aggiunto poi, al coro allarmistico e disfattistico della stampa moderata di Milano, di Roma, dell'Italia centrale, il coro della stampa internazionale, specialmente quando le votazioni sono diventate tredici e più di tredici. Il paragone con l'elezione di Coty a Presidente della Quarta Repubblica è stato allora l'acuto stentoreo, lo svolazzo finale, o il passaggio obbligato di iutti gli articoli di fondo e di tutte le corrispondenze che giornalisti orecchianti in materia di co,mpetenza politica dedicavano alla « maratona » di Montecitorio. Ora, non è che non vi fossero seri mo-tivi di preoccupazione per la piega che avevano preso le cose. Ma da giornalisti clie seguono per mestiere, se 11011, per passione, il complesso svolgimento delle vicende parlamentari e partitiche, si poteva almeno pretendere che si rendessero conto del fatto che a Montecitorio il Parlamento della Repubblica italiana era impegnato in una grande battaglia politica. Chi l'ha vinta, questa battag·lia? Sbagliano coloro che, volendo interpretare i risultati della ventunesima votazione, si rifanno a schemi semplicistici, e affermano che la DC essendosi divisa è stata irreparabil-- 1nente sconfitta, o che i comunisti sono riusciti a condizionare il risultato finale, o che le forze democratiche sono state logorate ·dalla lunghezza e dall'asprezza della lotta per l'elezione del Presidente. Come è naturale quando maturano occasioni che nella lotta politica sono suscettibili di dar luogo a svolte decisive in un senso o nell'altro, i co1mpor1 amen.ti dei partiti non possono essere che la risultante complessa di contrasti interni fra gruppi e correnti; e non si deve, quindi, dare, delle conseguenze che per ciascun partito sono derivate dalle scelte finali, una valutazione fondata su una visione « 1nonolitica » del suo co,mportamento. 3 Bibliotecaginobianco
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