Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

GIORNALE A PIU' VOCI La riforma dorotea Circa sedici mesi or sono, quando fu reso noto integralmente il testo della Relazione della Commissione di indagine sullo stato e lo sviluppo della pubblica· istruzione in Italia, non poche voci si levarono a sottolinearne le deficienze e le incertezze. Cionondimeno, i più furono concordi nel ritenere che la Commissione, pur nel difficile sforzo di compromesso che aveva dovuto affrontare nel suo stesso interno, meritasse il riconoscimento di avere per la prima volta posto concretamente sul tappeto i problemi di fondo della scuola in generale e dell'università in particolare. Mancava, in realtà, una saldatura organica fra le modalità di intervento· che si prospettavano per il settore dell'istruzione superiore e la visione globale della situazione nella scuola secondaria, i cui problemi venivano appena delineati e inquadrati in una dimensione riformistica piuttosto generica; ma, di fronte alla innegabile co·nstatazione che si fosse finalmente conseguito l'obiettivo di rendere fluida t1na tematica da troppi lustri statica, anche gli esperti facenti capo alle correnti politiche più avanzate non avevano esitato a dichiararsi fondamentalmente soddisfatti. Sussistevano ancora diversi dubbi, la cui consistenza doveva ben presto rivelarsi anche troppo fondata, allorché veniva presentata una seconda relazione sulla scuola, questa vo,lta da parte del ministro Gui, che si basava sulle linee direttive indicate dalla Commissione, integrate dai pareri espressi dal Consiglio Superiore della P.I. e dal C.N.E.L. Al testo della relazione, il ministro riteneva, infatti, opportuno premettere una introduzione quantomeno ambigua, e ricca di spunti assai discutibili, dove si legge, fra l'altro, che ... « entro certi limiti può fo·rse turbare che il giudizio sulla scuola,· istituto sociale più di ogni altro legato alle grandi categorie del vero, del bene, del bello, si profili oggi anche sotto· il segno dell'utile; che alla realtà squisitamente umanistica dei rapporti educativi si unisca un aspetto attinente alla elevazione sociale e al benessere.;.». ·Sarebbero sufficienti discorsi di questo tipo a dar conto dello spirito che anima i « riformatori » della nostra scuola, saggiamente protesi a spiegare le ragioni che costringono a profilare il giudizio sull~ scuola « anche·>) sotto il segno dell'utile. Se qualcosa, in effetti, può « turbare», è l'amara costatazione della sopravvivenza di una concezione generale della scuola che è volta, in ultima analisi, a considerare. l'istituzione scolastica coime lo strumento atto a conseguire l'ideale della cultura· come otium, contrapposta al vile negotium. Si tratta, purtro-ppo, di un orientamento tuttora ricco• di fascino in un paese come il nostro che· di ogni colpa è imp·utabile fuorché di non essere vigile custode d·elle sue tradizionali prerogative umanistiche, 45 Bipl_iotecaginobianco

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