Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Note della Redazione sarebbe un gruppo di prof essori giovani organizzato per impadronirsi con « metodi sudamericani» del potere accademico, o:nde avrebbe profittato perfino delle agitazioni studentesche per conquistare alcune cattedre più o meno strategiche, valga la considerazione che nel governo delle facoltà, allo stato attuale delle cose e « a dispetto di qualunque diritto o rivendicazione », solo i prof es sori di ruolo possono prendere le decisioni, anche e soprattutto per quanto riguarda l'assegnazione delle cattedre. Non sono stati certo gli studenti, quindi, e nemmeno i professori incaricati, a chiamare nella Facoltà del Politecnico di Milano quei docenti (già professori di ruolo) cui Montanellì addebita nientedimeno che una carriera spregiudicatamente facilitata dal ricorso a « metodi sud-americani ». Resta, infine, il fai to, a nostro giudizio fondamentale, che questi docenti, quale che sia il loro orientamento politico, progressista o conservatore, si sono resi conto che non potevano continuare a fornire « un insegnamento nozionistico fondato sul riporto meccanico di una personale esperienza di mestiere ». 3) Lo « scantonamento » dell'architettura nell'urbanistica. Siamo i primi a riconoscere che spesso gli urbanisti non riescono ad esprimersi con chiarezza e che non sono ancora riusciti a definire le soluzioni che si devono proporre e realizzare per taluni proble1ni di loro co1npetenza. Ma è facile l'ironia sul conto degli urbanisti. Il fatt~ è che i problen1i urbanistici diventano oggettivamente sempre piìt difficili; e agli urbanisti si deve comunque riconoscere il merito di non aver eluso questi problenii. La questione non è ovviamente quella di« scantonare» dall'insegnamento delrarchitettura a quello dell'urbanistica; ma di assicurare all'insegnamento dell'architettura l'indispensabile integrazione dell'urbanistica, anzi l'indispensabile inquadramento 11ell'insegnamento dell'urbanistica, nella rifiessione sui, problemi urbanistici, nella coscienza del diven_ire della città. Come hanno scritto al «Corriere» i 557 studenti della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, « ciò che gli architetti sono chiamati a risolvere oggi non è più tanto l'oggetto isolato ed unico per il singolo cliente, quanto piuttosto le forme che organizzano lo spazio della vita sociale, sia individuale che collettiva». E non è colpa dei prof essori delle facoltà di architettura sensibili ai problemi di urbanistica, sq, essi, in Italia, fra economisti diffidenti e geografi disimpegnati, non hanno trovato gli interlocutori stimolanti che avrebbero dovuto trovare e che altrove - in Francia, per esempio - hanno eff ettivan1ente trovato. Alla fine di questa nota ci coglie il dubbio che una certa antipatia che si avverte in taluni ambienti per l'urbanistica, per i prof es sori di architettura sensibili ai problemi dell'urbanistica, per gli studenti delle facoltà di architettura che si agitano per la riforma dei piani di studi, sia in sostanza un rifiesso dell'antipatia che gli stessi ambienti hanno manifestato e manifestano. per la legge urbanistica; e che Montanelli, ingenuamente, si sia lasciato infiuenzare da questi ambienti nell'interpretare i fatti di cui ha dato notizia. 44 Bibliotecaginobianco I I I

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