Note della R-edazione che, proprio in quanto imparentato con il Presidente della Repubblica, non , poteva sollecitare, né accettare, nomine e incarichi che avrebbero potuto suscitàre, se non delle vere e proprie polemiche, quanto meno dei commenti tali da far considerare discutibile il comportamento del Primo cittadino. Ma che dire allora delle interferenze di Segni per le nomine di ambasciatori e di prefetti? Pare che queste interferenze fossero più numerose, più pesanti, più stizzose di quelle che una volta si addebitavano alla Corte per le nomine dei generali. Magari non si può addebitare a Segni un caso Cova, diventato, a suo tempo, il più tipico dei casi che si citavano per denunziare le· pressioni esercitate dal Quirin,ale sul governo ai fini dell'assegnazione di cariche pubbliche, o semi-pubbliche, a uo1nini dell'ento.urage di Granchi; ma, negli ambienti politici e giornalistici bene informati, si è molto parlato, per esempio, di un caso Sensi. Il Se11si era un diplomatico dell'entourage di Segni; e, promosso ambasciatore, doveva essere destinato a Mosca in base a un movimento diplomatico predisposto dal Ministero. Ma Segni «desiderava» che il Sensi fosse tenuto in serbo come possibile successore di CQtfllni ( i cui « limi-ti di età» stanno per essere raggiunti). Il movimento diplon1atico predisposto dal Ministero, quindi, non poteva essere approvato, perché Segni frapponeva mille ostacoli e faceva intendere che ne avrebbe frapposti altri mille fino a quando i suoi « desideri » non fossero stati accolti. E circa l'entourage di ~egni molte altre cose sono state dette, sia in occasione della crisi di giugno, sia in occasione del curioso clùna instauratosi al Quirinale durante il periodo dei bollettini niedici letti alla televisione dal Dr. Brusco. Si è detto, per esempio, che gli ambienti del Quirinale rendevano dura l'impresa di Moro per formare il suo secondo governo; e si è detto che questi ambienti erano di composizione e di ispirazione reazionaria, onde il Presidente, già uomo di parte (a giudicare dai suoi precedenti politici: la congiura dorotea, per esempio), sembrava voler condurre un silo ambiguo gioco, le cui fila riconducevano appunto alle varie consorteriè che si erano formate e .si venivano consolidando intorno al Quirinale. Vero o non vero che fosse tutto questo, resta il fatto che certe consultazioni del Presidente_ durante le più recenti crisi di governo hanno suscitato non poche e non irrilevanti perplessità di ordine politico e di ordine procedurale. E altre per-. plessità sono state suscitate, da agosto a novembre, dalle voci che attribuivano agli ambienti del Quirinale questa o quella opinione in merito ai rinvii e ai modi degli accertamenti necessari per l'« impedimento permanente ». Né possiamo dimenticare la questione del viaggio •di Colombo a -Bruxelles per sollecitare un viaggio di Marjolin a Roma: ne abbiamo scritto nell'editQ-. riale del mese di settembre, rilevando che, in quella intricata vicenda, tutto induceva a ritenere che le 1nanovre di Colo_mbo fossero .state ispirate, o quanto meno autorizzate, dal padre nqbile dei dorotei, diventato Presidente della Repubblica. Il periodo della Presidenza di Segni si è chiuso e un altro periodo si apre. Ma di Segni la stampa moderata ha voluto fare un .mito, il mito del tipo ideale di Presidente. Noi riteniamo che questo mito non debba essere 41 Bit?l~otecaginobianco
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