Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Note della Redazione i suoi contatti con un ambiente per troppi aspetti difforme e sfuggente ». Di qui la nostra consapevolezza che la fedeltà alla « sola tradizione da cui l'Italia meridionale possa trarre intero vanto », si dovesse conibinare con la massima apertura verso le grandi esperienze di pensiero e di governo delle democrazie anglosassoni; e che l'una e l'altra - così la fedeltà alla tradizione della cultura liberale e democratica (Croce e Salvemini, non Croce o Salvemini, e comunque non Croce ed Einaudi) come l'apertura verso le esperienze del moderno riformismo democratico (se allora dicevamo rooseveltiano, a maggior diritto possiamo dire oggi kennediano) - dovessero realizzarsi nella continuità di un coerente discorso politico, europeista perché meridionalista e meridionalista perché europeista. E infine, da questa consapevolezza, la precisa indicazione che abbiamo cercato di dare.· che la questione meridionale è il nodo di tutti i grandi problemi del paese e che tale questione non solo si pone sul piano dell'azione _pubblica per una politica di sviluppo regionale di grande impegno, ma anzitutto si pone ancora e più che mai come questione di nuova classe politica e dirigente. Giudichino i nostr_i lettori fino a che punto sia,no riusciti a dare effettivamente continuità e coerenza a questo discorso e in che misura esso ha trovato interlocutori ricettivi e sensibili fra i gruppi più giovani e più agguerriti che si muovono all'interno dei tradizionali schieramenti politici, che premono per un rinnovamento dei tradizionali programmi politici, che aspirano· a realizzare più avanzati e quindi più democratici ordinamenti politici. A noi basta ricordare, in occasione di questa ricorrenza, che « Nord e Sud» era nel 1954-55 una bandiera democratica piantata nella Napoli di Lauro, dove sembrava che il solo modo di reagire al decadin1ento civile f asse l'adesione a manifestazioni di tipo frontista; e che oggi possia111,oritenere di essere qualcosa di più di un semplice atto di buona volontà, qualcosa di più di un gruppo d'intellettuali più o meno capaci di generose iniziative: nella misura in cui siamo riusciti a durare e a rimanere coerenti con le interizioni enunciate nel dicembre del 1954 - e nei limiti beninteso in cui può esserlo un gruppo di uomini che pensano, discutono e scrivono - siamo, infatti, diventati un punto di riferimento politico e culturale, del quale si può discutere ma dal quale non si può presçindere. In altri termini, se « Nord e Sud» avesse cessato la sua attività dopo un paio d'anni di dignitosa esistenza, si sarebbe detto, dai più benevoli, che. un'altra delle generose iniziative di intellettuali del Mezzogiorno andava a collocarsi in una lista di episodi tutti degni, ma anche tutti effimeri. Dal canto loro, i più malevoli ne avrebbero ricavato la conferma dell'impossibilità di certe iniziative a durare, quando non condizionate da ben precisi interessi economici o quando non collegate a grandi e potenti schieramenti politici. Comunque, ne sarebbe risultata confermata l'impossibilità di dar corso nel Mezzogiorno, e a Napoli in particolare, a più duraturi e più incisivi episodi da parte di minoranze intellettuali che siano "qualificate dalla loro indipendenza nei confronti degli interessi ·costituiti e dei partiti che vincono / alle elezioni. Ora noi non vogliamo dire che tutto ciò che sarebbe stato con38 Bibliotecaginobianco \ • l

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