Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

NOTE DELLA REDAZIONE Dieci · anni dopo Con il mese di dicembre (n. 121) la nostra rivista ha varcato l'ambito traguardo dei dieci anrii. Con questo numero, quindi, ci accingiamo ad iniziare degnamente il secondo decennio della nostra attività, augurandoci- che esso possa essere per noi altrettanto fecondo del primo, sul piano culturale e su quello politico; e augurandoci, naturalmente, che possa essere davvero un altro decennio. La nostra battaglia è stata ed è difficile. Se dieci qnni or• sono ci avessero detto che saremmo riusciti a durare fino al 1965, e ad esercitare realmente una infiuenza politica e culturale, non ci avremmo creduto, anche se proprio questo ci eravamo proposti. Ma ora poss~amo dire di aver fatto le ossa, e di aver definito il nostro posto nel quadro della saggistica politica e della cultura italiana di oggi. Questo possiamo dire, senza false modestie, perché ne è testimone tutta la nostra partecipazione alle discussioni politiche e ai dibattiti culturali degli ultimi' dieci anni. Ora si tratta di consolidare utteriormente le basi del nostro lavoro di ricerca e di studio, e di allargare ancora lo spazio in cui la nostra azione si esplica. Fin dagli inizi, infatti, ci siamo proposti un duplice obiettivo.: quello. che f or.mulavano nell'editoriale del primo numero di « Nord e Sud » ( dicembre 1954). Scrivevamo allora che « la nostra rivista si propone ... di contribuire alla valutazione dei nuovi dati della situazione meridionale e di esercitare una pressione costante per adeguare a questi dati l'orientamento dei governi, dei partiti, della stampa, dei gruppi qualificati di pubblica opinione». Da un lato, quindi, l'attività di ricerca, « il rilevamento e la spiegazione dei dati che contribuiscono a determinare le situazioni in cui viviamo e dobbiamo operare»; dall'altro, l'impegno a « discutere le ùnpostazioni politiche dei problemi» e soprattutto a « intervenire politicamente » per far valere, fra « le impostazioni politiche dei problemi », quelle che risultano più ragionevoli e più efficaci. Questo programma, aggiungevamo, ci induceva a scegliere « una posizione esposta a tutti i venti»; ma - poiché non ci piacevano, e non ci piacciono, i « facili atteggiamenti di superatori » - dichiaravamo pu_re che, a qualificare il nostro programma e la nostra posizione, era la nostrçi fedeltçt a « quella tradizione di cultura meridionale che storic~ménte si è realizzata soprattutto come tramite fra la moderna coscienza civile. europea e l'arretratezza della società meridionale». Non ci nascondevamo, tuttavia, che, ~< se a questa tradizione risale tutto il positivo della· storia meridionale {;1,egluiltimi due secoli, questa stessa storia ci ammonisce del pericolo e del limite propri del liberalismo meridionale, rimasto, come diceva Croce, sempre superiore al paese, ma ' astrattamente superiore ', in un continuo sforzo di stringere 37 Bib_liotecaginobian.co

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