Rosellina Balbi anche, su un piano infinitamente meno drammatico, alle riuscite tecniche commerciali dei « persuasori occulti»). :Se si ·pensa che, come ha detto William James, l'unico atto decisivo di libertà di cui l'uomo può disporre è la sua capacità di tenere al di sopra di tutto l'idea prescelta, 1 si comprende fino a qual punto la riconosciuta labilità della persona umana finisca per generare il dubbio sull'autonomia delle proprie scelte, l e quindi per attenuare ogni spinta all'azione. Il crescente prevalere / della tesi deterministica ci dà la sensazione che tutti i nostri atti e / tutti i nostri pensieri siano il frutto di « esigenze e pressioni nascoste »: / il che sembra giustificare un nuovo fatalismo (appena scosso, di tanto ~ in tanto, da qualche sussulto di ribellione, già rassegnato, peraltro, al fallimento). Tornano in mente le parole del protagonista di Radcliffe, l'ultimo romanzo di David Storey, ove appunto si esprime questo esasperato ed inappagato bisogno di una verità « centrale », questa ricerca senza speranza di una passione, questa volontà di credere in un'affermazione dell'uomo: « Il diritto, l'arte, la politica, la religione: ecco le creazioni degli uomini in quanto uomini ... Volevo qualche cosa di immenso e di assoluto! Volevo un assoluto! Volevo un ideale! Volevo t1n ordine nelle cose! ». --1 Si aggiunga, a tutto ciò, il decadimento dell'Europa quale centro / della vita del mondo, e la sempre più diffusa sensazione che il nostro I continente sia destinato a rimanere definitivamente nella condizione di protettorato di una potenza extra-europea: un continente privo di scelta, popolato da uomini privi di scelta. Di qui il disimpegno, di qui il « silenzio dell'Europa», che Stanley Hoffmann, nello scritto del quale abbiamo fatto cenno (e dal quale abbiamo voluto togliere a prestito il titolo), sottolinea e deplora. Orbene, se è vero che il senso di delusione e di vuoto che oggi sospinge alla passività l'intellettuale europeo trova illuminazione in quanto si è fin qui. detto, bisogna aggiungere che, malgrado tutto, esso deve considerarsi non solamente dannoso, ma ingiustificato. Il fatto che la ragione abbia rivelato i suoi limiti, che cioè si sia dimostrata inadeguata a spiegare e dominare il tutto, è un fatto, a ben guardare, positivo: perché l'uomo ne verrà spinto a ricercare e ricreare la propria «interezza» (come la definisce Kahler). Nello stesso modo, la scienza non è in grado, da sola, di penetrare e giustificare una realtà che consiste in una molteplicità di livelli; una visione compiuta ed un linguaggio comune possono nascere soltanto da quella confluenza tra le diverse culture che rappresenta ormai un obiettivo fondamentale per l'umanità (e la cui necessità, come si è detto più sopra, viene con sempre maggiore frequenza riconosciuta).. ' 34 Bibliotecaginobianco
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