Il silenzio dell'Eitropa perse una grande occasione per dimostrarsi fedele alla propria natura di istituzione fondata non solamente sulla ragione politica, ma anche - e vorremmo poter dire soprattutto - sulla ragione morale; il che non impedì, peraltro, a centinaia di migliaia di uomini e di donne di seguire la strada che la ragione morale, appunto, indicava. Pro-prio nei momenti di maggiore sconvolgimento, anzi, è più facile che l'uomo scopra da solo !'-esistenza di certi valori, e che tale scoperta non soltanto lo induca ad anteporre alla sopravvivenza biologica la sopravvivenza morale, ma lo metta in grado di conquistare tutta una serie di altri valori (come, ad esempio, quello del reciproco aiuto: valore, questo, il cui affermarsi rappresenta p-er Kropotkin la misura dello sviluppo morale dell'uomo). Per quanto poi si riferisce al conflitto nel quale oggi si dibatte l'uomo di scienza, vero è che si tratta di un problema universale; ma è anche vero che la condotta di un Mengele, e di quegli altri medici nazisti i quali effettuarono i loro orrendi esperimenti sulle cavie umane dei campi di concentramento, oltrepassa di gran lunga i termini di quel conflitto. E ciò non soltanto perché il medico è uno scienziato di tipo particolare - per il quale, cioè, la funzione scientifica si trova a coincidere con la funzione terapeutica, onde il dovere di solidarietà umana fa in qualche modo parte del suo bagaglio professionale -, ma anche perché i medici ai quali ci rif eriamo furono gli esecutori materiali degli esperimenti, e non possono dunque invocare (come i fisici nucleari) la non responsabilità dell'uso che la collettività può fare, o non fare, dei frutti del loro lavoro. Ma tant'è: più che il fatto che certe cose siano accadute - e non a caso - in Germania, conta il fatto che esse siano accadute; né è necessario ricorrere a Terenzio per comprendere che l'umanità intera (anche quella parte di essa che tentò di im·pedirle) ne rimane coinvolta. E questa sensazione di essere in qualche modo chiamato in causa nel crollo della « forma umana » ha contribuito notevolmente, crediamo, a sconvolgere l'equilibrio dell'uomo, a togliergli la rassicurante certezza della propria unità interiore. Tanto più che potrebbe perfino essere intravista una connessione tra gli orrori perpetrati dall'hitlerismo (a un elevatissimo livello tecnico e organizzativo.) e il processo di collettivizzazione e di spersonalizzazione, caratteristico d~lla civiltà industriale contemporanea. · Considerazioni come queste vanno tenute presènti, a nostro avviso, quando si cerca di mettere a fuoco la condizione dell'uomo nel mondo attuale. Oggi si fa un gran parlare di crisi dei valori, di fine delle ideologie; e non sempre risulta chiara la distinzione tra questi concetti, come invece sarebbe necessario (le questioni semantiche, si è giusta27 Bibliotecaginobianco
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