Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Il silenzio dell'Europa di Rosellina Balbi Non è senza significato il fatto che, a qualche mese di distanza dalla prima rappresentazione del Vicario, di Rolf Hochuth, un altro lavoro teatrale di autore tedesco, e precisamente Sul caso Robert J. Oppenheimer, di Heinar Kipphardt, stia facendo il giro dei palcoscenici di tutto il mondo. Non interessa qui verificare la validità artistica delle due opere (che, almeno per quanto riguarda il Vicario, si direbbe piuttosto mo.desta), ma soltanto richiamare l'attenzione dei lettori sulla problematica che queste opere sollevano; o, meglio, sull'intenzionalità della scelta operata· dai due autori - tedeschi entrambi, si badi -, e cioè s~]l'avere essi voluto illuminare il più crudamente possibile quelle che sono tra le maggiori lacerazioni della coscienza contemporanea. Il compromesso al quale si piegò la Chiesa cattolica, col solo fatto. del suo silenzio di fronte all'orrore sub-bestiale del nazismo, rappresenta la spaccatura, forse irrimediabile, tra ragione- politica e ragione morale (e ha, dunque, una portata molto più vasta di quanto non avrebbe il comportamento di un individuo). Parimenti insanabile appare il conflitto tra la responsabilità verso la propria opera e la responsabilità verso i propri simili, che si vuole impietosamente additare nel caso Oppenheimer: il progresso della scienza, e l'inevitabile strumentalizzazione che ne è stata fatta dal potere politico, ha provocato una scissione profonda tra la fedeltà allo Stato e la fedeltà alla comunità umana. Altra spaccatura, dunque (e questa volta nell'ambito della coscienza individuale), tra rag_ione politica e ragione morale. Non sorprende, .come dicevan10 più sopra, che gli autori del Vicario e di Oppenh~imer siano entrambi tedeschi. Attraverso la loro voce, è come se l'intera Germania si discolpasse dall'accusa di avere, al tempo· di Hitler, calpestato e violato ogni valore umano, dando l'avvio al processo - che taluno d-efinisce irreversibile - di disintegrazione dell'individuo. Un processo del genere, essi hanno l'aria di affermare, avrebbe avuto luogo comunque, e la responsabilità di esso va equamente divisa fra gli uomini di tutti i paesi e di tutte le ideologie. Ora, se questa fosse davvero la tesi sostenuta dai due scrittori, si potrebbe facilmente replicare che la mancata denuncia dei crimini nazisti, da parte della Chiesa cattolica, significa soltanto che la Chiesa 26 Bipliot_ecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==