Giu_seppe Galasso negli ultimi tre o quattro anni rifiutare la direzione togliattiana? Una volta operata la scelta comunista, e si sa quanti e quali motivi l'abbiano sollecitata nell'Italia degli anni trenta e quaranta, la parte viva del comunismo italiano non aveva una prospettiva comunista concreta fuori della direttiva togliattiana; e se ne sono visti i motivi. In ultimo, il togliattismo era logorato e aveva ancora soltanto ristretti margini di manovra sia all'interno del partito che nel quadro della società italiana; ma la presenza del leader tradizionale valeva - ciò che è più che .comprensibile - a conservarne i precari equilibri, a prolungarne la durata e a garantirne perfino, come è accaduto tra il 1963 e il 1964, occasionali 111aimportanti rilanci. Se, dunque, si dice che è stata la scomparsa di Togliatti a determinare nel PCI l'apertura di un processo di effettiva e politicamente rilevante dialettizzazione, si dice cosa nello stesso tempo fondata e parziale. Fondata, perché le cose sono andate proprio così e. perché era naturale che nel PCI andassero così; parziale, perché ciò che ora si rivela è il risultato di tensioni, di elaborazioni e di assestamenti già in corso da tempo. Si veda, ad esempio, lo schieramento che pare vada determinandosi. Nei termini correnti, che non sén1pre sono appropriati in questo caso, vediamo una «destra» orientata intorno a Giorgio Amendola e alla quale fanno capo la maggior parte delle forze ·intellettuali raccolte nell'Istituto Gramsci e intorno alle riviste « Studi Storici » e « Il Contemporaneo », la maggior parte dell'ala meridionale e meridionalistica del partito, larghissime sezioni delle rappresentanze amministrative del PCI, minoranze dei sindacati e della burocrazia comunista; e vediamo una « sinistra », che fa capo ad uomini nuovi e che raggruppa la maggior parte dei sindacati e della burocrazia comunista, minoranze di amministratori e di intellettuali e, tendenzialmente, la vecchia guardia del partito e i militanti filo-cinesi a tutti i livelli. Si distingue, ancora, una frangia di possibilisti, di cui è tipico rappresentante Gian Carlo Pajetta; un forte gruppo di « politici », che va da Mario Alicata a Pietro Ingrao, del -quale non è troppo malizioso osservare che si tratta, non a caso, di ex-« littori » e che, comunque, sembrano interessati ad una versione più aggiornata, dinamica e radicale del togliattismo che salvaguardi il partito nella sua fisionomia composita, ma unitaria; e, infine, il- gruppo del segretario Longo, a cavaliere tra i « politici » e la sinistra. Si vede subito che questo schieramento non è casuale. L'atteggiamento dei sindacalisti, che nelle ~ormazioni socialiste è in genere moderato, è nel PCI tendenzialmente estremista proprio per l1impostazione che all'attività sindacale venne data nel PCI sin dal 1944 e che, nonostante le mascherature verbali e tattiche, è sempre rimasta immutata. L'atteg22 Bibliotecaginobianco
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