Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Giuseppe Galasso PCI non siano andati solo i consensi della classe operaia, ma di larghissimi strati di ceto medio e contadini ». Ma gli accenni più seri e approfonditi ad un'analisi realistica del tortuoso significato delle votazioni riscosse dal PCI erano certamente quelli del napoletano Massimo Caprara, che qui pertanto riproduciamo, come i passi già citati e quelli che citeremo in seguito, nel resoconto de « L'Unità »: « I risultati elettorali mostrano un andamento frastagliato e contraddittorio non solo fra città e città, ma anche nella stessa regione. A Napoli, per esempio, accanto a zone di netta avanzata comunista, ad altre dove manteniamo la nostra influenza, abbiamo un arretramento di circa 1000 voti dalla periferia della città sino alle porte di Castellammare. Sempre a Napoli abbiamo punte del 49% in alcune zone di nuovi insediamenti operai mentre in altri punti del centro superiamo appena il 10%. Analizzare i risultati vuol dire renderci conto, prima di tutto, che essi sono frutto di scelte antichissime e di esperienze nuove, di orientamenti municipali e nazionali insieme ». Sono - ci sembra - i massimi riconoscimenti di una situazione ' . di stazionarietà sostanziale e di profonda trasformazione sociale e politica della base elettorale del PCI che ci si poteva .aspettare, allo stato delle cose, da un'assemblea comunista; e, se li si legge con animo sgombro dall'untuosità e dall'ermetismo divenuti tradizionali nel partito, essi non contraddicono l'interpretazione che ~bbiamo abbozzato di sopra. Se si tiene .presente tutto ciò, diventa più facile capire perché (come ha ancora osservato Marco Cesarini, in un altro articolo, sul << Mondo » del 29 dicembre scorso) « è da tempo che il PCI non parla più di conquista del potere con la violenza, di dittatura del proletariato, di repubblica di tip-o sovietico e di socializzazione degli strumenti di produzione ». È da tempo che ciò non accade perché più l'elettorato ' . che oggi fa forte il PCI, « indifferenziato-, protestatario, niente affatto comunista in senso ideologico, sempre_ meno politicizzato e convinto, si allarga e si espande, più informa di sé lo stesso partito, lo edulcora, lo annacqua nelle sue istanze superiori ». Ed è da tempo che ciò non accade perché (ed è sempre Cesarini ad osservarlo) « il " partito di massa " non è, obiettivamente, il partito comunista-leninista alla vecchia maniera, e non può ·attuare il suo tradizionale programma: quello per cui è nato, la rivoluzione. Esso deve tenere conto, inevitabilmente, della composizione sociale, ideologica, politica e morale della sua base ' e del suo elettorato. Non si può più adoperare il pa.rtito come uno strumento militare: i dirigenti, al contrario, tendono essi stessi a lasciarsi strumentalizzare dalla base e dal suo elettorato, e si tratta 18 B)bliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==